24 Ore di Le Mans 1984 | |
---|---|
Edizione n. 52 del 24 Ore di Le Mans | |
Dati generali | |
Inizio | 16 giugno |
Termine | 17 giugno |
Valevole anche per il Campionato del mondo sportprototipi | |
Titoli in palio | |
Assoluta | Klaus Ludwig Henri Pescarolo su Porsche 956 (Gruppo C) |
Gr. C2 | John O'Stein John Morton Yoshimi Katayama su Lola T616 |
Gruppo B | Philippe Dagoreau Jean-François Yvon Pierre de Thoisy su BMW M1 |
IMSA GTO | Raymond Touroul Valentin Bertapelle Thierry Perrier su Porsche 911 SC |
Altre edizioni | |
Precedente - Successiva |
La 24 Ore di Le Mans 1984 fu la cinquantaduesima edizione del "Grand Prix de Endurance", ed ebbe luogo tra il 16 e il 17 giugno 1984. La corsa fu valida anche come terzo round del Campionato del mondo sportprototipi. Il team ufficiale Porsche boicottò questa edizione per disaccordi con l'Automobile Club de l'Ouest (ACO) a riguardo dei regolamenti sui consumi, impedendo quindi a vari plurivincitori come Jacky Ickx e Derek Bell di partecipare alla gara per la prima volta in molti anni. Porsche stabilì in origine che i propri piloti non potessero partecipare alla gara correndo per altri team, cambiando idea solo nelle ultime settimane.
Così solo il vincitore del 1983, Vern Schuppan, fu l'unico pilota della squadra ufficiale a correre quest'anno, passando al Team Kremer per guidare una Porsche 956B da dividere con il campione del mondo 1980 di Formula 1 Alan Jones e l'esperto pilota francese Jean-Pierre Jarier. Fu un anno con una forte partecipazione di piloti australiani. Oltre a Schuppan e Jones parteciparono anche Peter Brock e Larry Perkins su una 956 fornita dal John Fitzpatrick Racing, Rusty French nella seconda Kremer Porsche 956, Allan Grice su 956 del "Charles Ivey Racing", e Neil Crang su una Tiga GC84 della Spice Engineering. Ma soprattutto questa gara segnò il ritorno di una vettura ufficiale della Jaguar assente dall'edizione del 1959 grazie alla partecipazione delle vetture "XJR 5", iscritte dal pilota-manager americano Bob Tullius e il suo team "Group 44". La Joest Racing iscrisse privatamente la "956" guidata dal francese Henri Pescarolo e il tedesco Klaus Ludwig che vinse la gara. Per Pescarolo fu la quarta ed ultima vittoria a Le Mans, mentre per Ludwig fu la seconda dopo quella del 1979. Partiti in terza posizione sulla griglia, si ritrovarono al 30º posto dopo essersi fermati due volte nei primi 5 giri per un piccolo problema all'impianto del carburante, dopodiché iniziarono una furiosa rimonta sino alla vittoria.
La gara venne ancora una volta dominata dalle Porsche 956. L'unica vettura diversa tra i primi nove fu la Lancia LC2 di Bob Wollek e Alessandro Nannini, ottavi, dopo che Wollek aveva conquistato la pole-position con il tempo di 3:17.11 (248.873 km/h), ben 11 secondi più veloce di Ludwig con la migliore Porsche, mentre Nannini ottenne il giro più veloce in gara con 3:28.90[1]
La gara fu funestata dalla morte di un commissario di percorso, Jacky Loiseau (42 anni) ucciso dall'uscita di pista del pilota inglese John Sheldon con la sua Nimrod-Aston Martin che coinvolse anche la vettura gemella guidata da Drake Olson, che colpì alcuni dei relitti della vettura di Sheldon nel frattempo incendiatasi. Un altro commissario, Andre-Guy Lefebvre (48 anni), sopravvisse malgrado le gravi ferite. Sheldon subì gravi ustioni, mentre Olson rimase illeso. L'impatto contro il guardrail della vettura di Sheldon fu così violento da provocare l'incendio di alcuni alberi in prossimità della pista. La corsa non venne sospesa immediatamente, solo la sezione di pista venne posta sotto "cautela" con l'uso delle bandiere gialle. Successivamente, per permettere soccorsi e pulizia, vennero inviate in pista ben 4 pace car[2]