Abbazia di San Salvatore Maggiore

Abbazia di San Salvatore Maggiore
Abbazia di San Salvator Maggiore (RI)
StatoItalia (bandiera) Italia
RegioneLazio
LocalitàPratoianni (Concerviano)
Coordinate42°17′13.37″N 12°58′38.38″E
ReligioneCattolica
TitolareSanto Salvatore
OrdineBenedettino
Diocesinullius diocesis
Consacrazione735
Sconsacrazione1979
FondatoreLucerio di Moriana
Stile architettonicoRomanico
Sito webwww.sansalvatoremaggiore.it.

L'abbazia di San Salvatore Maggiore (in latino: abbatia Sancti Salvatoris Maioris) è stata un'abbazia benedettina fondata nell'VIII secolo sui resti di una villa romana edificata nei pressi di una strada romana - identificata dalle ipotesi degli studiosi alla fine dell'Ottocento come la via Caecilia - sull'altopiano del monte Letenano, nella dorsale della catena dei rilievi che formano lo spartiacque tra i bacini del Salto e del Turano.

Storicamente nell'Alta Sabina, nel territorio reatino, ai margini della regione del Cicolano, attualmente il complesso monumentale di San Salvatore Maggiore è nel territorio di Pratoianni, frazione del comune di Concerviano nella provincia di Rieti. Il centro abitato più vicino è il paese di Vaccareccia, frazione, anch'essa, del comune di Concerviano.

Map
Carta del territorio di San Salvatore Maggiore e dintorni

All'abbazia sono stati soggetti, per secoli, un cospicuo numero di castelli, ovvero di centri abitati, situati nel territorio ad essa più prossimo che costituirono un'unità amministrativa denominata, in seguito, con un neologismo storico, la Signoria di San Salvatore Maggiore[1].

«Chi non si illumina pensando alle grandi abbazie del Lazio, per limitarci a quelle più vicine, Montecassino, Subiaco, Casamari, Farfa? Ma quella di San Salvatore Maggiore è ignorata dai più, non esistono note storiche recenti e bisogna cercare più a fondo, risalire nel tempo. Allora sì che si trova, non molto, ma certamente vengono alla luce dati e informazioni densi di significato e con riferimenti sensazionali.»

Entrata sotto la defensio imperialis per disposizione di Carlo Magno, è stata per secoli un'abbazia nullius diœcesis ovvero non sottoposta all'autorità di alcun vescovo ma soggetta, in materia religiosa, solamente al pontefice. Questo stato, insieme alla sua centrale posizione geografica e al tradizionale accordo con la vicina e potente abbazia di Farfa, permise a San Salvatore Maggiore, tra l'VIII ed il XII secolo, di accrescere la propria influenza ben oltre il territorio reatino: arrivò ad avere rilevanti proprietà e dipendenze nella Sabina, nel Piceno - dalla valle del Chienti alla valle del Vomano - nella Marsica e addirittura nella città di Roma.

Divenuta, dopo la lotta per le investiture, Romanae Ecclesiae immediate subiecta cioè soggetta per via diretta alla Santa Sede, a partire dal XV secolo venne, di volta in volta, affidata in commenda, direttamente dal papa, a cardinali membri di alcune tra le più potenti famiglie della curia romana (Orsini, della Rovere, Farnese, Barberini) per il prestigio ed il cumolo delle rendite che il titolo assicurava. Venne soppressa, come abbazia benedettina, dopo quasi novecento anni, nel XVII secolo, progressivamente spogliata delle sue dipendenze.

Map
La posizione dell'abbazia di San Salvatore Maggiore nella penisola italiana.

A seguito della cacciata dei monaci benedettini, nel 1629, venne istituito a Toffia, con parte delle antiche rendite dell'abbazia, un seminario destinato alla formazione dei giovani sacerdoti provenienti dai territori delle abbazie di Farfa e di San Salvatore Maggiore mentre il complesso sul Letenano, fu tra il 1628 ed il 1635, sede di una missione dei padri scolopi restando, dopo il loro abbandono, un centro amministrativo dei territori abbaziali, per il governo della Camera apostolica, insieme al castello di Longone, per buona parte del XVII e del XVIII secolo. Nel 1746 nell'abbazia venne trasferito il seminario di Toffia che vi rimase fino al 1841 quando, una volta che le terre dell'abbazia di San Salvatore Maggiore vennero ricondotte all'autorità di un vescovo, divise tra la diocesi di Poggio Mirteto, appena creata, e quella di Rieti, il seminario fu di nuovo trasferito a Toffia e poi a Poggio Mirteto.

Dopo un tentativo di affidare il complesso, come sede per una missione, ai padri passionisti, tra il 1839 ed il 1854, nel 1880, per sfuggire alle leggi sull'eversione del patrimonio ecclesiastico, il monastero venne riadattato a sede estiva per i seminari di Poggio Mirteto e di Rieti fino al 1915 quando, lesionato dal terremoto della Marsica, dopo un fallito tentativo di restauro negli anni trenta del Novecento, venne definitivamente abbandonato dopo l'ultimo tentativo di assegnarlo ai salesiani tra gli anni cinquanta e gli anni sessanta del Novecento.

L'abbazia fu quindi venduta nel 1979 dalle diocesi di Rieti e di Poggio Mirteto, che ne condividevano dal 1880 la proprietà, ad un privato il quale, a sua volta, la rivendette, nel 1986, al comune di Concerviano che, a partire dagli anni novanta del secolo scorso, si adoperò per il restauro dell'abbazia facendone un caso di studio[2][3].

Il titolo di "abate di San Salvatore Maggiore", sopravvissuto dalla fondazione dell'abbazia nel 735, all'istituzione della commenda nel 1399, all'unione della commenda con Farfa nel 1494 e alla soppressione dell'abbazia nel 1629, dopo essere passato, nel 1841, al titolare della cattedra di Poggio Mirteto, dal 1925 è appannaggio del vescovo di Rieti.

  1. ^ Quello della Signoria di San Salvatore è un neologismo storiografico attribuibile a Tersilio Leggio (Leggio (2022), pag. 129). Nel passato con Abbatia Sancti Salvatoris Maioris si indicava tanto il complesso abbaziale quanto, per esteso, il territorio sotto il controllo dell'abbazia. Fu il Desanctis nel suo scritto a descriver per primo come Baronia di San Salvatore il complesso dei territori sotto il controllo abbaziale usando anch'egli un neologismo per lo stesso scopo adottato da Leggio.
  2. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore :10
  3. ^ Il 4 e 5 novembre 2019 al Castello del Valentino a Torino si tenne un corso di eccellenza all’interno delle attività del Dottorato di Ricerca in Beni architettonici e paesaggistici del Politecnico di Torino. Tennero quattro lezioni i docenti invitati: gli spagnoli Ascensión Hernández Martínez e Javier Rivera Blanco e gli italiani Giovanni Carbonara e Claudio Varagnoli. Il prof. Carbonara, tra gli altri esempi, citò l'abbazia di San Salvatore Maggiore come notevole caso di «reintegrazione in sicurezza fino alla restituzione di volte e tetti». Le lezioni insieme ai saggi delle due autrici sono raccolti in un libro edito nel 2023: Giovanni Carbonara, Succisa virescit. Dopo il terremoto: radici storiche e ricostruzione, in Chiara L.M. Occelli e Irene Ruiz Bazàn (a cura di), La Parola e La Cosa - Doppi sguardi sul progetto di restauro, collana Pristina Servare, vol. 20, Firenze, Altralinea Edizioni, 2023, p. 104.
    «[...] Notevole è anche il caso dell’abbazia di San Salvatore Maggiore a Concerviano, nell’Alto Lazio, risalente all’XI secolo. Qui l’ingegnere Giuseppe Tosti, un ottimo strutturista allievo di Sisto Mastrodicasa, l’inventore della ‘teoria della fatiscenza muraria’, anticipazione dei principi del moderno consolidamento già negli scorsi anni quaranta, ha reintegrato in piena sicurezza ed in parte ricostruito, per potergli garantire una funzione, e quindi la vita futura, un antico, abbandonato complesso monastico e la sua chiesa. I muri si presentavano come quelli scossi dai terremoti che sono stati mostrati all’inizio eppure, volendolo, in questo caso si è riusciti a costruire nuovamente sui resti antichi, pur con tutte le necessarie accortezze, fino a poter restituire volte e tetti. Il punto è che lo si è ‘voluto’ fare perché il monumento è stato riconosciuto nel suo valore»

From Wikipedia, the free encyclopedia · View on Wikipedia

Developed by Nelliwinne