Acido cloroso

Acido cloroso
struttura dell'acido cloroso
struttura dell'acido cloroso
modello tridimensionale dell'acido cloroso
modello tridimensionale dell'acido cloroso
Nome IUPAC
acido cloroso
Nomi alternativi
acido diossoclorico(III)
Caratteristiche generali
Formula bruta o molecolareHClO2
Massa molecolare (u)68,46
Aspettosoluzione acquosa incolore
Numero CAS13898-47-0
PubChem24453
SMILES
OCl=O
Proprietà chimico-fisiche
Costante di dissociazione acida a 298 K1,1×10−2
Indicazioni di sicurezza
Simboli di rischio chimico
Comburente

L'acido cloroso[1] è un ossiacido del cloro trivalente e allo stato di ossidazione +3, avente formula molecolare HClO2 e formula semistrutturale HO−Cl=O. L'anione ClO2 derivante dalla sua dissociazione (base coniugata) viene detto clorito, nome che si applica anche ai suoi sali, i cloriti.[2]

Tra gli acidi alogenosi HXO2 questo è l'unico noto[3] ed è anche il meno stabile tra gli ossiacidi del cloro.[4] Come accade anche per l'acido clorico e l'acido ipocloroso, non è noto allo stato puro ma solo nelle sue soluzioni acquose, nelle quali non può essere concentrato abbastanza senza decomposizione.[5]

Sebbene si comporti da acido debole (pKa = 1,97), è tuttavia più di cinque ordini di grandezza più forte dell'acido ipocloroso (pKa = 7,54).[5]

È un ossidante molto forte e, specialmente in ambiente acido, è il più ossidante degli ossiacidi del cloro [E°(HClO2 / Cl2) = 1,66 V],[6] proprietà questa che è più attenuata per i suoi sali, i cloriti, a pH vicino alla neutralità. Questi ultimi sono utilizzati nella produzione industriale del biossido di cloro.

Tende a dismutare secondo la seguente reazione, e questo lo rende un prodotto non disponibile commercialmente:

  1. ^ chlorous acid (CHEBI:29219), su ebi.ac.uk. URL consultato il 13 febbraio 2025.
  2. ^ (EN) PubChem, Chlorite, su pubchem.ncbi.nlm.nih.gov. URL consultato il 6 febbraio 2025.
  3. ^ James E. House e Kathleen Ann House, Descriptive inorganic chemistry, Third edition, Elsevier/AP, 2016, p. 282, ISBN 978-0-12-804697-5.
  4. ^ N. N. Greenwood e A. Earnshaw, Chemistry of the Elements, 2ª ed., Butterworth - Heinemann, 1997, p. 859, ISBN 0-7506-3365-4.
  5. ^ a b Nils Wiberg, Egon Wiberg e Arnold Frederik Holleman, Anorganische Chemie, 103. Auflage, De Gruyter, 2017, pp. 518-519, ISBN 978-3-11-026932-1.
  6. ^ N. N. Greenwood e A. Earnshaw, Chemistry of the Elements, 2ª ed., Butterworth - Heinemann, 1997, p. 855, ISBN 0-7506-3365-4.

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