Considerato da numerosi studiosi di storia dell'arte artista di grande levatura, fu progressivamente oscurato nel dopoguerra, per essere rivalutato dagli anni '80[2][3].
«Oggi pochi in Italia conoscono Wildt, che pure gli studiosi considerano uno degli scultori più significativi del nostro secolo. (…) Come tutti i veri maestri, però, Wildt non crea una scuola, ma degli artisti. Non forma degli epigoni, ma figure indipendenti. «Che ognuno sia se stesso è ciò che conta» diceva sempre. E i suoi allievi hanno saputo ascoltarlo.»
^Paola Mola, nel 1988, individuò le ragioni dell’incomprensione nella "sostanza colta della sua arte, consumata nella quantità dei riferimenti stilistici"