L'alfabeto palmireno è un alfabeto semitico storico utilizzato per scrivere il palmireno, un dialetto aramaico occidentale parlato a partire dal I secolo a.C. e per tutti i primi tre secoli dell'era cristiana nella città di Palmira, situata nel deserto della Siria.
La più antica iscrizione utilizzante l'alfabeto palmireno a noi pervenura risale al 44 a.C., mentre la più recente è datata al 274 d.C., due anni dopo il saccheggio di Palmira da parte dell'imperatore romano Aureliano che pose fine al Regno di Palmira. Da allora, infatti, la lingua palmirena e di conseguenza l'alfabeto utilizzato per scriverla furono via via abbandonati e sostituiti dal greco e dal latino.
L'alfabeto palmireno, come molti altri alfabeti semitici, è un abjad (o "alfabeto consonantico"), ossia un alfabeto composto in prevalenza dalle sole consonanti, ed è derivato da versioni corsive dell'alfabeto aramaico, con cui condivide diverse caratteristiche:[1][2]
Il palmireno era normalmente scritto utilizzando la pratica della scriptio continua, ossia non erano presenti né spazi né segni di punteggiatura tra le singole parole e le singole frasi.
Nel tempo si distinsero due forme di alfabeto palmireno: la prima era una forma arrotondata, corsiva, derivante dall'alfabeto aramaico, mentre la seconda era una forma decorativa e leziosa evolutasi dalla prima, ed in entrambe le forme erano comunemente utilizzate le legature.[2]