Antonio Gramsci | |
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Antonio Gramsci nel 1916 | |
Segretario generale del Partito Comunista d'Italia | |
Durata mandato | agosto 1924 – 1927 |
Predecessore | Comitato esecutivo composto da Palmiro Togliatti, Antonio Gramsci, Mauro Scoccimarro, Gustavo Mersù e Fabrizio Maffi (giugno 1923 - agosto 1924)[1] |
Successore | Palmiro Togliatti |
Deputato del Regno d'Italia | |
Durata mandato | 6 aprile 1924 – 9 novembre 1926 |
Legislatura | XXVII |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | PSI (1913-1921) PCd'I (1921-1937) |
Professione | Giornalista, politico |
Firma |
Antonio Sebastiano Francesco Gramsci (Ales, 22 gennaio 1891 – Roma, 27 aprile 1937) è stato un politico, filosofo, politologo, giornalista, linguista e critico letterario italiano.
Nel 1921 fu tra i fondatori del Partito Comunista d'Italia, ricoprendone la carica di segretario dall'agosto 1924. Nel 1926 fu arrestato e incarcerato dal regime fascista. Nel 1934, in seguito al grave deterioramento delle sue condizioni di salute, ottenne la libertà condizionata e fu ricoverato in clinica a Roma, dove trascorse gli ultimi anni di vita. Nel 1937 morì a seguito di emorragia cerebrale.[2]
Considerato uno dei più importanti pensatori del XX secolo, nei suoi scritti, tra i più originali della tradizione filosofica marxista, Gramsci analizzò la struttura culturale e politica della società. Elaborò in particolare il concetto d'egemonia, secondo il quale le classi dominanti impongono i propri valori politici, intellettuali e morali alla società, con l'obiettivo di saldare e gestire il potere intorno a un senso comune condiviso da tutte le classi sociali, soprattutto quelle subalterne.