Ascesa al potere di Adolf Hitler

Adolf Hitler mentre conversa il 21 luglio 1932 insieme all'imprenditore Ernst Hanfstaengl e Hermann Göring.

L'ascesa al potere di Adolf Hitler iniziò ufficialmente nel settembre del 1919, quando il futuro dittatore tedesco si iscrisse al Partito Tedesco dei Lavoratori. In poco tempo, Hitler raggiunse una posizione di rilievo all'interno del partito, diventandone uno dei più acclamati oratori.

Nel 1920, dopo che Hitler ne assunse la direzione, il Partito Tedesco dei Lavoratori cambiò il suo nome in Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (in tedesco: Nationalsozialistische Deutsche Arbeiterpartei). L'aggiunta dell'aggettivo "nazionalsocialista", il quale era già correntemente utilizzato in Germania e Austria a partire dal 1890, doveva far si che nella neonata forza politica si potessero identificare anche le classi proletarie di sinistra, facendo comunque mantenere al partito il suo ideale incentrato sul patriottismo ed esorando quest'ultimo dall'assumere una precisa politica sull'argomento. Difatti, nonostante il partito nazista sia, fin dall'origine, nato come una forza politica di destra, tra i suoi ideali spiccavano inizialmente alcune politiche anticapitaliste e antiborghesi. Tuttavia, negli anni successivi alla presa di potere all'interno del partito, Hitler scacciò ogni membro del neonato movimento politico, epurando il Partito nazista da ogni ideologia affine agli ambienti politici di sinistra.[1]

Nel 1923, ispirato da quanto aveva fatto Mussolini in Italia e avendo ormai un potere incontrastato all'interno del suo partito, Hitler tentò un colpo di Stato in Baviera, passato alla storia con il nome di Putsch di Monaco. Dopo il fallimento di tale golpe, Hitler fu arrestato e processato. Il procedimento giudiziario, che condannò il futuro dittatore tedesco a cinque anni di prigione, accrebbe ulteriormente la popolarità di Hitler, il quale in carcere, insieme a uno dei suoi primi collaboratori, Rudolf Hess, scrisse il Mein Kampf, testo che diventerà il vademecum dell'ideologia nazista. Dopo aver scontato nove mesi per buona condotta, Hitler uscì dal carcere e decise, dato l'esito fallimentare del colpo di Stato, di prendere il potere attraverso metodi legali e democratici.

Hitler, che il popolo tedesco già conosceva a causa del fallito Putsch di Monaco, diede inizio a una campagna elettorale furiosa portata avanti con veemenza e i cui punti principali toccavano l'anticomunismo, l'antisemitismo e l'ultranazionalismo. Hitler fece inoltre diversi discorsi nei quali aspramente criticava il governo democratico della Repubblica di Weimar e il Trattato di Versailles, promettendo di trasformare la Germania in una potenza mondiale. Tuttavia, durante la maggior parte degli anni '20, i discorsi del futuro Führer e le ideologie naziste non ebbero presa sui cittadini tedeschi, in quanto l'economia del paese, principalmente grazie ai prestiti effettuati dagli Stati Uniti nel contesto del piano Dawes, si stava riprendendo dagli effetti disastrosi che aveva provocato la fine del primo conflitto mondiale.

Dopo il crollo di Wall Street nel 1929, il panorama politico tedesco mutò drasticamente. A causa di un'enorme perdita all'interno sistema economico statunitense, la Grande Depressione arrestò anche l'economia tedesca, contribuendo a polarizzare ulteriormente la politica della Germania. I nazisti iniziarono dunque a sfruttare l'aspra crisi, criticando con toni ancora più rabbiosi il governo democratico-liberale tedesco. In questo incerto panorama politico-economico, si inserì inoltre anche il Partito comunista, il quale diede inizio a una forte campagna elettorale, che spesso invocava la necessità di attuare rivoluzione. A causa di questa intensa propaganda politica comunista, molti imprenditori tedeschi incominciarono gradualmente a sostenere il partito nazista.

Grazie a tale sostegno politico, Adolf Hitler si candidò alle elezioni presidenziali del 1932 e, nonostante sia stato dal presidente in carica Paul von Hindenburg, i dati ricavati dalle votazioni in entrambi i turni mostrarono un fronte appoggio nei confronti del partito nazista. Alle elezioni parlamentari tenute nel luglio dello stesso anno, il Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori divenne ottenne più seggi di qualunque altra forza forza politica nel Reichstag, nonostante non avesse raggiunto la maggioranza assoluta. Secondo la costituzione tedesca, il leader del partito che detiene il maggior numero di seggi all'interno deve essere nominato cancelliere dal presidente. Tuttavia, il presidente Paul von Hindenburg era titubante nell'affidare a Hitler tale posizione. Tuttavia, dopo diverse trattative tenute nascoste al grande pubblico tra alcuni industriali, l'ex cancelliere Franz von Papen e Hitler stesso, l'anziano presidente tedesco nominò quest'ultimo formalmente il 30 gennaio 1933 cancelliere della Germania.

Nonostante Hitler avesse finalmente ottenuto la carica politica più prestigiosa nel suo paese, la trasformazione della Germania in un totalitarismo avvenne attraverso alcuni eventi e leggi successivi alla sua elezione. Il 27 febbraio di quell'anno, infatti, il Reichstag fu colpito da un violento incendiato. Hitler accusò i comunisti di aver provocato l'attentato al parlamento tedesco e convinse l'ancora presidente von Hindenburg a emanare il decreto dell'incendio del Reichstag, tramite il quale il neocancelliere limitò drasticamente le libertà e i diritti di tutti i cittadini del suo paese, servendosi inoltre della legge per eleminare i suoi oppositori politici. Successivamente, il 27 marzo, Adolf Hitler propose al parlamento di emanare la legge dei pieni poteri. Tramite tale decreto, che fu approvato da 228 deputati del Reichstag, Hitler dichiarò lo stato d'emergenza e conferì alla figura del cancelliere, rivestita da lui stesso, il potere di far rispettare le leggi senza che dovesse avvenire alcuna votazione da parte del parlamento. Con queste due leggi, quella di Hitler si era, di fatto, tramutata in una dittatura totalitaria. Il Partito Socialdemocratico di Germania e quello comunista furono messi fuori legge e Hitler ordinò, al fine di internare i suoi oppositori politici, la costruzione del campo di concentramento di Dachau, il primo campo di concentramento nazista. Dopo la morte del presidente Paul vin Hindenburg, avvenuta nell'agosto del 1934, Adolf Hitler assunse pieni poteri, assumendo il titolo di Führer.

  1. ^ Nazism, socialism and the falsification of history, su abc.net.au. URL consultato il 20 agosto 2018.

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