Basilica di San Pietro in Ciel d'Oro | |
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Stato | ![]() |
Regione | Lombardia |
Località | Pavia |
Indirizzo | Piazza San Pietro in Ciel d'Oro, 1-5 |
Coordinate | 45°11′28.6″N 9°09′17.8″E |
Religione | cattolica di rito romano |
Titolare | Pietro |
Diocesi | Pavia |
Consacrazione | 8 maggio 1132 |
Fondatore | Liutprando |
Stile architettonico | romanico |
Inizio costruzione | VIII secolo |
Sito web | basilicasanpietroincieldoro.com |
La basilica di San Pietro in Ciel d'Oro (in coelo aureo) è una chiesa di Pavia con dignità di basilica minore[1].
Sorta, forse sopra una precedente chiesa del VI secolo[2], all'inizio del VIII secolo in piena epoca longobarda[3] è menzionata per la prima volta dallo storico Paolo Diacono (720-799).[4][5] La basilica fu ricostruita in stile romanico tra l'XI e il XII secolo. La basilica paleocristiana originale, chiamata San Pietro in Ciel d'Oro per via delle volte dorate, era sorta sul luogo ove era sepolto san Severino Boezio, filosofo e senatore romano fatto uccidere dal re ostrogoto Teodorico il Grande nel 525.[6] Alcuni scavi archeologici, effettuati nel 2018/19 dietro l'abside della basilica, hanno portato alla luce murature riferibili all'abside del precedente edificio[7].
Insigne esempio di architettura romanica lombarda e generalmente considerato, insieme alla basilica di San Michele Maggiore, il più importante monumento religioso medievale della città di Pavia, la chiesa venne riconsacrata da papa Innocenzo II nel 1132 al termine dei lavori di ricostruzione.[8] Vanta grande prestigio e notorietà nel mondo cattolico in quanto ospita le spoglie di sant'Agostino d'Ippona (354-430) e di san Severino Boezio (475-525).
Viene citata da Dante nella Divina Commedia (Paradiso - Canto decimo vv. 124-128[9]) in quanto sacra depositaria delle spoglie di Boezio[10] e da Petrarca (Descriptio Urbis Ticinensis in Lettera del Petrarca a Giovanni Boccaccio, Seniles, Lib. V, Lett. 1a, e nel trattato De avaritia vitanda, Opera, ed. di Basilea 1554, vol. I, p. 607 e segg.).[11] Inoltre appare in una delle ultime novelle del Decameron (Torello e il Saladino, Novella IX, Giornata X[12]) del Boccaccio.
Caduta in uno stato di rovinoso abbandono dopo le spoliazioni sacrileghe napoleoniche, la basilica venne restaurata fra il 1875 e il 1899.