Battaglia di Kapetrou parte delle guerre bizantino-selgiuchidi | |||
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Data | settembre 1048 | ||
Luogo | Kapetrou (moderna Hasankale), in Anatolia, nel thema dell'Iberia | ||
Causa | Scorrerie dei turchi nei confini dell'impero bizantino | ||
Esito | Vittoria di Pirro bizantina | ||
Schieramenti | |||
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Comandanti | |||
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Effettivi | |||
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La battaglia di Kapetrou o di Kapetron (nota nella storiografia turca come battaglia di Pasinler, Pasinler Muharebesi) fu combattuta nel settembre del 1048 tra gruppi di razziatori turchi selgiuchidi e un esercito di bizantini e georgiani. Lo scontro avvenuto nella pianura di Kapetron (presso l'odierna Hasankale/Pasinler, 40 km a est di Erzurum e nel nord-est della Turchia), vinto a carissimo prezzo dai latini, concluse la spedizione anatolica di İbrahim Yinal, fratello uterino del sultano selgiuchide Toghrul Beg (o Tughril Bey).
Un insieme di fattori rese le forze regolari bizantine in notevole svantaggio numerico contro i turchi: le armate locali, organizzate in thema, erano state sciolte, mentre molte delle truppe addestrate erano state dirottate verso i Balcani per affrontare la rivolta di Leone Tornicio. Di conseguenza, i comandanti romei, Aron e Catacalo Cecaumeno, non erano d'accordo sulla maniera migliore di respingere l'invasione. Cecaumeno si dimostrava a favore di un attacco immediato e preventivo, mentre Aron prediligeva una strategia più cauta fino all'arrivo dei rinforzi. L'imperatore Costantino IX preferì quest'ultima opzione e ordinò alle sue forze di adottare una posizione passiva, mentre chiedeva assistenza al sovrano georgiano Liparit IV. Ciò permise ai turchi di causare devastazione a proprio piacimento, portando in particolare al saccheggio e alla distruzione del grande centro commerciale armeno di Artze.
Dopo l'arrivo dei georgiani, la coalizione cristiana ingaggiò battaglia a Kapetron, l'odierna Hasankale. Nel corso di una feroce battaglia notturna, gli alleati cristiani riuscirono a respingere i turchi, con Aron e Cecaumeno, al comando dei due fianchi, che inseguirono gli attaccanti fino al mattino successivo. Per quanto riguardava il troncone centrale, invece, Inal riuscì a fare prigioniero Liparit, fatto di cui i due comandanti romei furono informati solo dopo aver ringraziato Dio per la loro vittoria. Inal fu capace di tornare indisturbato nella capitale selgiuchide a Rayy, portando con sé un enorme bottino. Le due parti si scambiarono degli ambasciatori, evento che portò alla liberazione di Liparit e all'inizio delle relazioni diplomatiche tra la corte bizantina e quella selgiuchide. L'imperatore Costantino IX prese provvedimenti per rafforzare la sua frontiera orientale, ma a causa delle lotte interne le invasioni turche non ripresero fino al 1054. I selgiuchidi riscossero un successo crescente, aiutati dalla continua preoccupazione delle truppe bizantine per quanto stava accadendo nei Balcani, assediati dai peceneghi, oltre che dalle controversie tra i vari gruppi etnici delle province romee orientali e il declino dell'esercito di Costantinopoli.