Battaglia di Mabila

Battaglia di Mabila
parte della Colonizzazione spagnola delle Americhe
Ricostruzione contemporanea della distruzione di Mabila
Data18 ottobre 1540
LuogoMabila, Arkansas
EsitoVittoria spagnola
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
circa 600oltre 3000
Perdite
2002500-3000?
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Mabila[1] (nota anche come Mavila, Mavilla, Maubila o Mauvilla nelle traduzioni spagnole o francesi)[2] era una piccola città fortificata governata, nel 1540, dal capo supremo Tuscalusa e situata in quello che oggi è l'Alabama centrale[1]. La sua esatta ubicazione è stata da sempre oggetto di dibattito: la versione oggi comunemente accettata è che si trovasse a sud-ovest dell'attuale città di Selma.

Nel 1540 il capo Tuscalusa fece in modo che a Mabila si nascondessero più di 2500 guerrieri indigeni, pronti ad attaccare un numeroso gruppo di stranieri che avevano invaso il territorio dove sorgeva la cultura del Mississippi: l'esploratore spagnolo Hernando de Soto e i suoi uomini[1].

Mabila (in basso a sinistra, all'interno del cerchio verde) in questa mappa che mostra l'itinerario della spedizione di de Soto attraverso gli attuali Georgia, Carolina del Sud, Carolina del Nord, Tennessee, Alabama, Mississippi e Arkansas.

Quando Hernando de Soto incontrò per la prima volta Tuscalusa nel suo villaggio natale e gli chiese dei rifornimenti, Tuscalusa gli consigliò di recarsi in un'altra delle sue città, nota come Mabila, dove avrebbero trovato ciò che cercavano. Un messaggero indigeno venne inviato a Mabila. Quando Tuscalusa arrivò a Mabila con il primo gruppo di spagnoli, il capo chiese agli spagnoli di lasciare l'insediamento e la regione. Scoppiò una rissa tra un soldato e un indigeno e molti guerrieri che fino ad allora erano rimasti nascosti nelle case iniziarono a bersagliare di frecce gli spagnoli[1]. Gli spagnoli fuggirono, lasciando i loro averi all'interno della fortezza. L'intero conflitto che ne derivò è divenuto noto come «battaglia di Mabila». Muniti di armi da fuoco, gli spagnoli alla fine incendiarono il villaggio e uccisero la maggior parte dei guerrieri[1][3].

  1. ^ a b c d e Sylvia Flowers, DeSoto's Expedition, su nps.gov, U.S. National Park Service, 2007. URL consultato l'11 maggio 2021 (archiviato dall'url originale il 13 ottobre 2006).
  2. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore MM
  3. ^ L'unica fonte di prima mano della spedizione di de Soto venne scritta da Hernández de Biedma. Un'altra testimonianza, generalmente considerata opera dell'aiutante di de Soto, Rodrigo Ranjel, è giunta a noi solo in parte in un riassunto scritto da Gonzalo Fernández de Oviedo y Valdés. Questa fonte secondaria ha avuto una forte influenza sulla stesura del testo noto come Relaçam, «relazione», del «Gentiluomo di Elvas» e, a sua volta, della stesura dell'opera La Florida del Inca di Garcilaso de la Vega (vedi The Hernando de Soto Expedition: History, Historiography, and Discovery in the Southeast, in Journal of Interdisciplinary History, vol. 30, n. 3, inverno 1999.).

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