Per caccia grossa si intende la caccia a prede di grosse dimensioni per il cui abbattimento il cacciatore si trova esposto a rischi maggiori rispetto a quelli comportati dalla caccia minuta. In generale, le specie soggette alla caccia grossa sono quelle che, durante un attacco (e specialmente se ferite), possono uccidere il cacciatore: per cui tra esse ritroviamo cervidi e antilopi, equini e suini selvatici, pachidermi (elefanti, rinoceronti e ippopotami) e altri grossi erbivori come giraffe, tapiri, camelidi e grandi bovini, grossi carnivori quali grandi felini, orsi, iene e canidi sociali, grandi primati, pecore e capre selvatiche, ecc. Vi sono inclusi anche alcuni grandi rettili, come i coccodrilli, e a volte anche i mammiferi marini, in particolare i grossi cetacei, specialmente le grandi balene e capodogli.
Il termine, già d'uso in ambito rinascimentale, ebbe grande fortuna nel corso del XIX secolo, quando si diffuse il fenomeno dei safari in Africa (v. Big Five Game) e in India (caccia alla tigre). In Europa, invece, la caccia ai grandi animali (alci, cervi, cinghiali, lupi e orsi) era già molto diffusa dal VII-VI secolo a.C., mentre in America lo sterminio dei bisonti iniziò verso la fine del '700 - inizio '800.
Oggigiorno, la caccia grossa prevede il ricorso ad armi da fuoco di grosso calibro, come i fucili di tipo Express, oppure l'uso di balestre moderne (carrucolate o ricurve) molto potenti.