La caduta del Regno d'Italia avvenne nel 1814 a conclusione di una lunga serie di eventi sia militari sia politico-diplomatici che coinvolsero lo stato napoleonico nelle fasi finali della guerra della Sesta coalizione e nel periodo immediatamente successivo.
Infatti, al termine del conflitto, conclusosi in seguito all'abdicazione dell'imperatore dei francesi, il Regno d'Italia, di cui formalmente Bonaparte deteneva ancora la corona, fu attraversato da una profonda crisi politica, alimentata dal timore che le potenze della Coalizione potessero dissolvere il regno contrariamente alla volontà dei patrioti italiani, che auspicavano non solo la sua sopravvivenza ma anche la sua indipendenza. Nonostante i vari tentativi da parte dei senatori e parlamentari di mantenere in vita il regno, nel maggio del 1814 il generale Bellegarde sciolse formalmente la precedente entità statale e dichiarò la contemporanea nascita del Regno Lombardo-Veneto, immediatamente inglobato dall'Impero austriaco come compensazione per gli sforzi anti-francesi.
La delicata situazione politica dell'Italia, ma più in generale dell'intera Europa, venne discussa tra il 1814 ed il 1815 nel Congresso di Vienna, dove l'intero assetto politico del continente venne ridisegnato. A farne le spese furono tutti gli stati napoleonici, smembrati e scomparsi alla fine del congresso. Lo scontento da parte della classe borghese e liberale italiana per la fine dell'esperienza napoleonica fu notevole. Il desiderio di uno stato italiano indipendente pose le basi ideologiche per il futuro periodo del Risorgimento.