Caduta di Trebisonda | |||
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La linea di fortificazioni della Trebisonda medievale. In rosso i resti ancora oggi visibili | |||
Data | 14 settembre 1460 - 15 agosto 1461[1] | ||
Luogo | Trebisonda | ||
Esito | Gli Ottomani conquistano Trebisonda, sottomettendo l'ultimo territorio erede dell'impero romano | ||
Schieramenti | |||
Comandanti | |||
Effettivi | |||
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La caduta di Trebisonda fu l'assedio che si concluse il 15 agosto 1461 e che decretò la caduta della città di Trebisonda, capitale dell'impero omonimo, a vantaggio degli ottomani guidati dal sultano Maometto II.[1] L'assalto rappresentò il culmine di una lunga campagna militare condotta dagli osmanici, in quanto coinvolse un grande esercito e una flotta che agirono in maniera diversificata per portare a termine l'operazione militare. I difensori di Trebisonda avevano fatto affidamento su una rete di alleanze che gli poteva fornire supporto militare e manodopera quando gli ottomani iniziarono l'assedio, ma la mancanza di un'efficace strategia diplomatica dell'imperatore Davide II non permise alla città costiera di ricevere adeguati sostegni militari.
La campagna ottomana mirava inizialmente ad intimidire il sovrano di Sinope per arrendersi volontariamente senza combattere. I turchi si mossero per più di un mese attraverso disabitate montagne selvagge, vincendo diverse battaglie minori e trovandosi infine alle porte di Trebisonda. La tattica messa in atto dal sultano per espugnare l'insediamento passò per l'isolamento della città fortificata sia via terra che via mare, circostanza che costrinse l'imperatore Davide II ad accettare la resa della capitale alle sue condizioni. Quando ciò avvenne, in cambio del suo piccolo regno, si statuì che Davide avrebbe potuto beneficiare di una serie di latifondi concessi in altre aree dell'impero ottomano, dove Davide II, la sua famiglia e i suoi cortigiani avrebbero potuto vivere liberamente. Il sovrano decise di accettare e arrendersi spontaneamente perché riteneva di non essere in grado di fronteggiare un assalto di vaste proporzioni.
Dopo che gli ultimi membri della dinastia dei Paleologi erano fuggiti dal Despotato della Morea l'anno precedente alla volta dell'Italia, Trebisonda rimaneva l'ultimo avamposto attivo della civiltà bizantina e la sua caduta determinò la fine dei romei.[3]
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