Campagna d'Italia (1813-1814)

Campagna d'Italia
parte della guerra della sesta coalizione
Il generale von Bellegarde e il suo Stato maggiore in un quadro di Albrecht Adam del 1815
Data12 agosto 1813 - 28 aprile 1814
LuogoItalia, Austria, Slovenia e Croazia
CausaEntrata in guerra dell'Impero austriaco
EsitoVittoria della Coalizione
Modifiche territorialiDisfacimento del Primo Impero francese
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
50 000 soldati austriaci (agosto 1813)
100 000 soldati tra napoletani, austriaci e anglo-siciliani (febbraio 1814)
50 000 soldati franco-italiani, 30 000 soldati napoletani potenzialmente disponibili (agosto 1813)
50 000 soldati franco-italiani (febbraio 1814)
Perdite
Migliaia tra morti, feriti e catturatiMigliaia tra morti, feriti e catturati
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La campagna d'Italia del 1813-1814 fu la serie di operazioni militari combattute durante la guerra della sesta coalizione, principalmente in Italia settentrionale, tra le forze franco-italiane e quelle della Coalizione anti-francese, in questo teatro rappresentate primariamente da austriaci e britannici. A partire dalla campagna del 1796-1797, rappresentò l'ultima volta durante il cosiddetto "periodo francese" in cui un esercito francese e uno austriaco si fronteggiarono per il controllo della penisola italiana.

Dopo la disastrosa campagna di Russia l'Esercito del Regno d'Italia era fortemente indebolito. I suoi resti si comportarono molto bene durante la campagna di Germania del 1813, ma quando ad agosto l'Impero austriaco entrò in guerra non vi fu altra scelta che ricostruirlo da capo. L'armata franco-italiana era comandata dal viceré d'Italia Eugenio di Beauharnais, figliastro di Napoleone Bonaparte, mentre l'esercito alleato in questo teatro di operazioni fu posto sotto il comando dei marescialli austriaci Johann von Hiller e, poi, Heinrich Johann Bellegarde, oltre che del generale britannico William Bentinck. Al fianco di austriaci e britannici vi erano di nuovo il Regno di Sicilia di Ferdinando III di Borbone e il Regno di Sardegna di Vittorio Emanuele I di Savoia, sebbene il loro contributo alla guerra fu piuttosto esiguo.

Inizialmente i franco-italiani riuscirono a rallentare l'avanzata della Coalizione nelle Province Illiriche, ma già nei primi giorni di ottobre dovettero ripiegare verso la linea dell'Isonzo, confine orientale del Regno d'Italia; alla metà del mese iniziò l'invasione del regno. La sproporzione di forze fu aggravata dalla defezione dall'alleanza con la Francia del Regno di Baviera di Massimiliano I Giuseppe prima[N 3] e, soprattutto, del Regno di Napoli di Gioacchino Murat dopo.

In generale il conflitto fu caratterizzato da poche grandi battaglie, come quelle di Caldiero e del Mincio, e da lunghi periodi di relativa inerzia, costellati da piccoli scontri e trattative diplomatiche tra i vari schieramenti coinvolti. La fine della campagna fu suggellata dalla Convenzione di Mantova, firmata da Eugenio il 23 aprile 1814, a seguito della quale il viceré si ritirò in esilio in Baviera, dove rimase per il resto della vita. La resa non fu però dovuta alla situazione militare delle forze napoleoniche in Italia, aggravata dalle sconfitte a San Maurizio e sul Taro, ma dall'abdicazione di Napoleone e dalla conseguente resa della Francia al cospetto delle forze della Coalizione, che alla fine di un'estenuante campagna erano giunte a occupare Parigi.
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