Caberù | |
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Canis simensis citernii nell'altopiano di Sanetti | |
Stato di conservazione | |
In pericolo[1] | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Phylum | Chordata |
Classe | Mammalia |
Ordine | Carnivora |
Famiglia | Canidae |
Sottofamiglia | Caninae |
Sottotribù | Canina |
Genere | Canis |
Specie | C. simensis |
Nomenclatura binomiale | |
Canis simensis Rüppell, 1840 | |
Areale | |
Areale delle sottospecie |
Il caberù[2] (Canis simensis), noto anche come simenia[3], lupo del Simien o lupo etiope, è un canide originario dell'acrocoro etiopico. Simile al coyote per forma e dimensioni, si distingue per il cranio più lungo e affusolato e per il caratteristico manto rosso e bianco.[4] A differenza della maggior parte dei canidi, noti per essere predatori poco selettivi, il caberù è altamente specializzato nella caccia ai roditori afroalpini.[5]
Attualmente, l'areale della specie è limitato a sette aree montuose situate tra i 3 000 e i 4 500 metri di altitudine. Nel 2011, la popolazione era stimata tra i 360 e i 440 esemplari, metà dei quali viveva nelle montagne di Bale.[1] Questa scarsità fa del caberù uno dei canidi più rari al mondo e il carnivoro africano più a rischio di estinzione.[6]
A causa della ridotta popolazione e dell'areale frammentato, l'IUCN lo ha classificato come specie a rischio. Tra le principali minacce vi sono il degrado ambientale causato dall'eccessivo sfruttamento dei pascoli e le malattie trasmesse dai cani randagi. La sua conservazione è affidata all'Ethiopian Wolf Conservation Programme dell'Università di Oxford, che opera attraverso campagne di vaccinazione e iniziative comunitarie volte a proteggere questa specie unica.[1]
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