Carie | |
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Premolare gravemente compromesso da una carie del colletto | |
Specialità | odontoiatria |
Eziologia | zucchero, Lactobacillus e Streptococcus mutans |
Classificazione e risorse esterne (EN) | |
ICD-10 | K0202. |
MeSH | D003731 |
MedlinePlus | 001055 |
La carie dentaria (dal latino caries, «corrosione, putrefazione») è una malattia degenerativa dei tessuti duri del dente (smalto, dentina, cemento) ad eziologia batterica, che origina dalla superficie dell'organo e procede in profondità, coinvolgendo la polpa dentale mediante un processo infiammatorio. A causarla sono i comuni microrganismi presenti nel cavo orale, principalmente quelli adesi al dente nella forma di placca batterica, che se non mantenuti sotto controllo attraverso le comuni pratiche di igiene orale, o nel caso di deficit transitori o permanenti delle difese immunitarie, riescono a dissolvere la matrice minerale e organica che costituisce il dente, creando lesioni cavitate.
Bernardo Roccia, nel suo "Manuale di odontostomatologia e chirurgia maxillo-facciale"[1], definisce infatti la carie come “un processo distruttivo progressivo e irreversibile dei tessuti duri del dente (smalto, dentina, cemento) che si estende dalla superficie in profondità ed è caratterizzato da una decalcificazione progressiva dell’impalcatura del dente, con successiva dissoluzione della parte organica”.
Il sintomo principale è il dolore, che compare qualora il processo sia sceso più apicalmente ad interessare la dentina e il parenchima pulpare. Il trattamento prevede l'asportazione del tessuto infetto e la sua sostituzione mediante materiale da restauro biocompatibile (odontoiatria conservativa), e, nel caso di coinvolgimento pulpare avanzato, l'asportazione del tessuto pulpare e la sua sostituzione mediante materiale dentale endodontico (endodonzia).