La celtomania era una moda letteraria, una corrente di ricerca, a volte un'ideologia, che si sviluppò alla fine del Settecento e per tutto l'Ottocento in certi circoli intellettuali, logicamente in nazioni a viva lingua celtica, ma anche, con inflessioni diverse, in certe regioni dell'Europa occidentale che ebbero conosciuto o rivendicato un insediamento celtico nell'antichità. Fu un passaggio obbligato nella riscoperta degli antichi Celti e del loro ruolo nella genesi delle culture locali e più in generale della cultura europea[1]. Divenne in diverse correnti, alcune archeologiche, altre letterarie[2]. Con il progredire degli studi, il termine è diventato peggiorativo. Si dice che i Celti dell'antichità ne avessero tutte le virtù, affermando addirittura di farne la culla dell'umanità e del linguaggio[3],[4]. Può quindi essere concepita inizialmente da un lato come una ricerca di identità nel contesto generale del nazionalismo europeo e dall'altro come reazione dei popoli di lingua celtica, di fronte al declino delle lingue celtiche e dei modi tradizionali di vita di fronte alla rivoluzione industriale e all'ascesa di grandi stati nazionali.