Il cemento a vista, detto anche calcestruzzo a vista o faccia a vista, indica una modalità di utilizzo architettonico del calcestruzzo che consiste nel non ricoprire le superfici a vista con intonaco o rivestirle con altri materiali (pietra, mattoni, piastrelle), ma lasciarle piuttosto visibili, evidenziando le forme e le caratteristiche strutturali della costruzione edilizia.[1]
L'architettura moderna in special modo con la corrente architettonica del Brutalismo (dal termine francese beton brut "cemento grezzo") ha fatto sempre più riferimento all'espressività del calcestruzzo a vista. A partire dai volumi plastici ma brutali di Le Corbusier, nell'Unité d'Habitation de Marseille e nella realizzazione del Capitol della città Indiana di Chandigarh, dopo le quali è seguito un vero e proprio stile architettonico legato all'uso del calcestruzzo a vista.
Anche in Italia possiamo trovare esempi di questa tendenza di evoluzione del Razionalismo italiano che conducono ad opere di sicuro impatto visivo ed architettonico. Possiamo ricordare la dirompente plasticità del cemento a vista della Chiesa dell'Autostrada del Sole di Giovanni Michelucci (1964), l'Istituto Marchiondi a Milano di Vittoriano Viganò (1957), l’Istituto statale di istruzione superiore Cipriano Facchinetti di Castellanza, opera di Richino Castiglioni e Aldo Alvisi (1961), il gioco volumetrico delle abitazioni del quartiere Sorgane a Firenze, di Leonardo Ricci ed altri (1966), gli edifici per unità abitative del quartiere Matteotti di Terni di Giancarlo De Carlo (1971-74).
Con questa tecnica il cemento costruisce lo spazio architettonico divenendo parte essenziale del disegno architettonico. Si possono ottenere notevoli effetti prospettici, che esaltano la struttura con manifestazioni quasi scultoree, tese a rompere la ripetizione monotona delle superfici cementizie in rapporto anche al colore grigio per il cemento tipico.