La ceramica a figure rosse è una tecnica per la decorazione di vasi in terracotta introdotta ad Atene nel 530 a.C. dove sostituì gradualmente la più antica tecnica della ceramica a figure nere. I nuovi ceramografi a figure rosse che si erano formati nello stile a figure nere continuarono ad utilizzare per circa trent'anni la vecchia tecnica, spesso adoperandole entrambe su uno stesso vaso (ceramica bilingue) o utilizzando le incisioni per alcuni dettagli delle figure rosse, come i capelli, dei quali si incideva il contorno sullo sfondo nero. La persistenza delle figure nere nel primo periodo a figure rosse indica che la ricerca di un nuovo modo di dipingere fu prevalentemente una scelta degli stessi ceramografi e non un adattamento a richieste di mercato.[1]
La nuova tecnica di ceramica favorì un alto grado di specializzazione tra gli artisti. Nel periodo delle figure rosse questi si differenziarono in pittori di vasi e pittori di coppe; le firme lasciate inoltre testimoniano numerosi spostamenti di autori tra le varie officine, all'interno delle quali il lavoro assunse così delle caratteristiche più industriali.[2]
Nei primi trenta anni del V secolo a.C. la tecnica raggiunse la sua massima espressione in Attica e da questo momento iniziò una fase di declino che la condusse già alla metà del secolo ad uno stile ormai accademico e manieristico, l'esito della seconda guerra del Peloponneso nel 404 a.C. privò Atene del florido mercato in occidente e la ceramica attica a figure rosse terminò la propria parabola discendente intorno al 300 a.C.
Le figure rosse attiche furono popolari in tutto il mondo greco, imitate e mai eguagliate; fu solo a ovest tuttavia, nel sud Italia, che diedero luogo a produzioni indipendenti (quella apula è la scuola maggiormente degna di nota) nel terzo quarto del V secolo a.C. ad opera di artisti inizialmente formati nella tradizione attica.[3]