Cha no yu

Cerimonia del , secondo lo stile ryaku-bon (略盆), che fu ideato da Tetchū Sōshitsu (鉄中宗室, il cui nome monastico era Ennōsai, 圓能斎, 1872-1924), XIII iemoto (家元) del lignaggio Urasenke (裏千家), e consiste in una forma semplificata della cerimonia in cui l'ospite è nella classica posizione inginocchiata, denominata seiza (正座)
Ro (爐), la fossa quadrata dove è posto il kama (釜), il bollitore dell'acqua, per la Cerimonia invernale, denominata per l'appunto Ro e praticata dal mese di novembre a quello di aprile

Il Cha no yu[1] (茶の湯, "acqua calda per il "), conosciuto in Occidente anche come Cerimonia del tè, è un rito sociale e spirituale praticato in Giappone, indicato anche come Chadō o Sadō (茶道, "via del tè").[2]

È una delle arti tradizionali zen più note. Codificata in maniera definitiva alla fine del XVI secolo dal monaco buddista zen Sen no Rikyū (千利休, 1522-1591), maestro del tè di Oda Nobunaga (織田信長, 1534-1582) e successivamente di Toyotomi Hideyoshi (豊臣秀吉, 1536-1598). Il cha no yu di Sen no Rikyū riprende la tradizione fondata dai monaci zen Murata Shukō (村田珠光, 1423-1502) e Takeno Jōō (武野紹鴎, 1502-1555). La cerimonia si basa sulla concezione del wabi-cha (侘茶). Questa cerimonia e pratica spirituale può essere svolta secondo stili diversi e in forme diverse.

A seconda delle stagioni cambia inoltre la collocazione del bollitore (釜 kama): in autunno e inverno è posto in una buca di forma quadrata (爐, ro, fornace), ricavata in uno dei tatami (畳) che formano il pavimento, mentre in primavera ed estate è in un braciere (furo, 風爐) appoggiato sul tatami. La forma più complessa e lunga (茶事, chaji) consiste in un pasto in stile kaiseki (懐石), nel servizio di tè denso (濃茶, koicha) e in quello di tè leggero (薄茶, usucha).[3] In tutti i casi si usa in varie quantità il matcha (抹茶), tè verde polverizzato, che viene mescolato all'acqua calda con l'apposito frullino di bambù (茶筅, chasen). Quindi la bevanda che ne risulta non è un'infusione, bensì una sospensione: questo significa che la polvere di tè viene consumata insieme all'acqua. Per questo motivo e per il fatto che il matcha viene prodotto utilizzando germogli terminali della pianta, la bevanda ha un effetto notevolmente eccitante. Infatti veniva e viene ancora utilizzata dai monaci zen per rimanere svegli durante le pratiche meditative (zazen, 坐禅). Il tè leggero usucha, a seguito dello sbattimento dell'acqua col frullino durante la preparazione, si ricopre di una sottile schiuma di una tonalità particolarmente piacevole e che si intona con i colori della tazza.

  1. ^ Marco Mancini, Orientalismi, in Enciclopedia dell'italiano, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010-2011. URL consultato il 19 gennaio 2018.
  2. ^ L’arte del tè in Giappone: origini e sviluppi della cerimonia del tè, su travelwiththewind.org.
  3. ^ Il tè utilizzato nel Cha no yu è un tè verde in polvere denominato matcha (抹茶). Nella Cerimonia del tè denso (濃茶, koicha) viene utilizzato un tè proveniente dalle foglie più giovani delle piante di tè più vecchie della piantagione. Viceversa nella Cerimonia del tè leggero (薄茶, usucha) viene utilizzato un tè proveniente dalle foglie più vecchie delle piante più giovani, risultando al gusto leggermente più amaro del tè denso. La polvere per il tè denso può essere usata per preparare il tè leggero, ma non viceversa. Per il tè leggero viene usata in proporzione il doppio dell'acqua utilizzata per la preparazione del tè denso: quest'ultimo risulta quindi più pastoso. Anche i contenitori utilizzati per conservare il tè sono differenti (si veda chaki). Cfr. anche J. L. Anderson, An Introduction to Japanese Tea Ritual, New York, SUNYP, 1991.

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