Le chiese leonine sono oltre cinquanta edifici di culto accomunati dal fatto di essere stati realizzati o complessivamente ristrutturati negli anni compresi tra il 1846 e il 1878 per volere dell'allora vescovo di Perugia Vincenzo Gioacchino Pecci, il futuro papa Leone XIII, nel territorio della diocesi.
La dicitura "chiese leonine" identifica tradizionalmente un numero di 54 chiese, ovvero tutti e soli gli edifici citati nella relatione ad limina redatta da Pecci nel 1873, in cui sono elencate le chiese parrocchiali all'epoca in corso di ristrutturazione o in procinto di essere restaurate. Nel novero delle chiese leonine è possibile però includere anche quelle che, pur non rientrando nell'elenco del 1873, sono state edificate o restaurate per volere di Pecci sia durante il suo episcopato (1846-1878) che dopo la sua ascesa al soglio pontificio (1878), giungendo così a un insieme di edifici più ampio.
Gli edifici sono disseminati nel territorio dell'attuale arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve e possono idealmente essere fatti rientrare nell'area compresa tra i centri di Perugia, Marsciano e Castiglione del Lago, con sporadiche eccezioni nell'orvietano.
Le chiese leonine presentano caratteri stilistici omogenei: hanno generalmente un'impostazione neoromanica o neogotica, che si manifesta sia in pianta (frequentemente a croce greca o latina) sia in prospetto (spesso a capanna semplice o a salienti). La loro riconoscibilità deriva anche dalla presenza di elementi architettonici ricorrenti quali un rosone, un portale e un sottogronda riccamente decorati, oltre a una torre campanaria integrata, accorpata o isolata rispetto al volume principale della chiesa.
Inoltre, le chiese presentano in facciata numerosi elementi in laterizio, utilizzato sia nella tessitura muraria sia nell'apparato decorativo sotto forma di terrecotte architettoniche. Proprio l'impiego del laterizio costituisce uno dei principali elementi ricorrenti in queste chiese, che non a caso sono piuttosto concentrate lungo la via Marscianese, nota in Umbria come "via del laterizio" per l'addensarsi lungo questa direttrice di numerose fornaci storiche. Tra queste, assume particolare rilevanza nello specifico caso delle chiese leonine il laboratorio artistico Angeletti-Biscarini, fondato e diretto dagli scultori Raffaele Angeletti e Francesco Biscarini, entrambi formatisi all'Accademia di Belle Arti di Perugia. Le opere del laboratorio, attivo a Perugia dagli anni cinquanta dell'Ottocento fino agli anni trenta del Novecento e specializzato nella produzione di terrecotte a stampo per uso architettonico, sono presenti in molte realizzazioni umbre del periodo postunitario.
L'omogeneità stilistica e materica delle chiese è legata anche ai progettisti coinvolti nella loro realizzazione, una squadra di architetti perugini di fiducia di Pecci tra cui spiccano le figure di Nazareno Biscarini, Guglielmo Calderini, Giovanni Caproni, Giovanni Santini e Guglielmo Rossi.