La confisca dei beni armeni in Turchia da parte dell'Impero ottomano e dei governi turchi, riguardano i beni, le proprietà ed i terreni della comunità armena in Turchia. Partendo dai Massacri hamidiani (1894-1897) e culminando nel corso del cosiddetto genocidio armeno, la confisca delle proprietà armene è durata fino al 1974[1]. Proseguirono ininterrottamente fino al Pogrom d'Istanbul nel 1955 e con rinnovata forza nel 1974.[2] Molte delle confische nel corso del genocidio armeno furono portate avanti in seguito alla deportazione della popolazione armena verso il Deserto siriano con il Governo che ritenne i loro beni e proprietà come "abbandonati". Virtualmente, tutte le proprietà possedute da armeni che vivevano nella loro antica madrepatria nell'Armenia occidentale furono confiscate e successivamente distribuite tra la popolazione locale mussulmana.
Gli storici sostengono che la confisca di massa delle proprietà armene fu un fattore determinante nel formare la base economica della Turchia e al contempo fornendo del capitale all'economia turca. L'appropriazione ha portato alla formazione di una nuova borghesia turca e una classe media.