Nell'ambito delle relazioni internazionali, un conflitto congelato è una situazione in cui lo scontro armato è cessato ma non è stato seguito da un trattato di pace o da altre soluzioni di tipo politico che abbiano posto una fine formale al conflitto. Di conseguenza la guerra può ricominciare in qualsiasi momento, creando e mantenendo così un ambiente di insicurezza ed instabilità.
Nella lingua inglese il termine è stato comunemente usato per indicare i conflitti post-sovietici, ma anche altre annose dispute territoriali.[1][2][3] La situazione de facto che si viene a creare può combaciare con la posizione de iure assunta da una delle parti del conflitto: ad esempio, la Russia rivendica ed effettivamente controlla la Crimea dalla crisi del 2014, mentre l'Ucraina avoca a sé il possesso e la sovranità della penisola. D'altro canto, la situazione de facto potrebbe non trovare riscontro con nessuna delle posizioni de iure assunte dalle diverse parti: la divisione della Corea ne è un esempio, poiché sia la Corea del Nord che la Corea del Sud ufficialmente rivendicano la propria sovranità sull'intera penisola coreana. Tuttavia, esiste un confine ben definito tra i due Paesi.
Talvolta i conflitti congelati possono dare origine a Stati a riconoscimento limitato: ad esempio l'Ossezia del Sud, un prodotto del conflitto georgio-osseziano, è riconosciuta solo da sette Paesi, tre dei quali sono a loro volta Stati a riconoscimento limitato.