Conflitto costituzionale prussiano

Il conflitto costituzione prussiano (in tedesco preußischen Verfassungskonflikt), noto anche come conflitto di bilancio (preußischer Budgetkonflikt) o conflitto armato prussiano (Heereskonflikt) fu il conflitto istituzione che, sorto per la riforma dell'esercito, riguardò gli assetti della divisione dei poteri tra re e parlamento nel Regno di Prussia tra il 1859 ed il 1866.

Durante il conflitto, il re Guglielmo I si scontrò con la Camera dei rappresentanti, dominata dai liberali, che gli negò i mezzi per riorganizzare l'esercito prussiano ed in generale le forze armate del Paese. Al culmine del conflitto, l'11 marzo 1862, il re sciolse il parlamento, eletto solo nel gennaio 1862, a seguito della delibera di sospensione del finanziamento provvisorio delle riforme militari. Tre giorni dopo rimosse i membri liberali del governo e costituì un nuovo governo conservatore sotto Adolf zu Hohenlohe-Ingelfingen. In maggio, il liberale Partito del Progresso tedesco si dimostrò ancora una volta il chiaro vincitore delle elezioni. Nel settembre del 1862, una possibile via d'uscita dalla situazione di stallo tra corona e parlamento fallì ancora una volta, dopo di che Guglielmo I considerò l'abdicazione a favore di suo figlio. Il 22 settembre 1862, Guglielmo I incaricò infine Otto von Bismarck di assumere il governo. Il nuovo primo ministro "risolse" il conflitto individuando una lacuna nella costituzione prussiana di allora (cosiddetta teoria del gap). La costituzione in effetti non disciplinava il caso di disaccordo tra esecutivo e legislativo. La vera e propria fine politica del conflitto nel 1866-'67 fu segnata dai movimenti della destra liberale che fondarono un nuovo partito e accettarono l'Indemnitätsvorlage proposta da Bismarck.


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