La coppella è un incavo emisferico, generalmente del diametro di pochi centimetri, ricavato dall'uomo sulla superficie di basi rocciose normalmente piane o poco ripide, come affioramenti o massi erratici chiamati per l'appunto massi cupellari o pietre a scodella, di solito poste in posizione dominante e panoramica. In Italia sono presenti scavate sui massi di numerose zone anche molto lontane tra loro, in alcuni casi si rilevano isolate, in altri numerose, sulla medesima roccia[1].
Recenti indagini geologiche e archeologiche, effettuate nel 2023 a cura della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio e del Dipartimento di Scienze della Terra, dell'Ambiente e della Vita dell'università di Genova, hanno dimostrato che la presunta concentrazione di migliaia di coppelle nella zona del monte Roccerè, comune di Roccabruna, Valle Maira, è in realtà dovuta alla presenza di incavi naturali, secondo un interessante fenomeno di erosione tipico di aree periglaciali montane; tali incavi sono definiti scientificamente come weathering pits o gnammas.
In Piemonte, ritroviamo coppelle a Vignone, presso la Casa dei muli, alle spalle dei ruderi di un’antica cappella, sul Motto di Unchio, sull’Alpe di Prà, a Malesco, nella Valle Antrona, nella zona di Castelveccana, lungo il sentiero che conduce all’Alpe Curzelli, nei pressi di Peverano troviamo la Roc della Pratasera o Pera Pichera, a Cossano Canavese la pera tunda, e l'elenco potrebbe continuare per molte pagine.
Altre regioni interessate dal fenomeno sono: Valle d'Aosta, Liguria, Toscana (in Lunigiana e in Versilia, specie nel comune di Stazzema), Lombardia (in Valtellina nei pressi di Bormio,[2] in Val Camonica e nel Comasco), Marche (promontorio del Conero) e Sardegna, soprattutto all'interno delle domus de janas, [3]