Il copyfraud è una falsa rivendicazione di copyright affermata da un singolo individuo o di un'istituzione rispetto a contenuti che in realtà cadono sotto il dominio pubblico, enunciata allo scopo di ottenere il controllo su quei contenuti. Queste rivendicazioni sono improprie perché il materiale che non è protetto da copyright può essere legalmente utilizzato liberamente, modificato e riprodotto da tutti, in alcuni paesi illecite ai sensi delle leggi nazionali sul copyright, come negli Stati Uniti e dell'Australia. L'espressione copyfraud include anche quelle rivendicazioni da parte di persone, editori, musei e altri enti, che, pur essendo legittimi titolare di diritti sull'oggetto, consapevolmente o con un costrutto legale, rivendichino a sé diritti superiori a quanto consentito dalla legge.
Il termine "copyfraud" fu coniato da Jason Mazzone, professore di diritto presso l'Università dell'Illinois.[1][2] Poiché il copyfraud gode di scarsa o nessuna attenzione da parte delle autorità sono quindi scarse le azioni legali per contrastarlo, è un fenomeno che esiste su vasta scala, con milioni di opere in dominio pubblico falsamente etichettate come protette da copyright. Conseguentemente molte aziende e privati effettuano pagamenti inutili per licenze di utilizzo nei confronti di opere che sono libere essendo di pubblico dominio. Mazzone afferma che il copyfraud soffoca la riproduzione valida di materiale libero, scoraggia l'innovazione e mina i diritti della libertà di parola.[3][4]
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: non è stato indicato alcun testo per il marcatore BGmuseums
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: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Copyfraud-NYULR