Critiche alla religione

Un cartello che critica la religione e richiama l'attenzione sugli attentati dell'11 settembre 2001, posizionato da membri del "Connecticut Valley Atheists" nel parco centrale di Rockville a Vernon (Connecticut) nel dicembre 2007. Il gruppo ha emesso un comunicato stampa spiegando: "Chiaramente, l'11 settembre è il risultato di un lavoro di fanatici; tuttavia riteniamo che la religione, ancorché nelle sue forme più moderate, possa fornire una base importante d'appoggio per il prosperare dei gruppi fanatici".[1]

L'esposizione e affermazione di critiche alla religione comprende la critica delle credenze, delle superstizioni, delle verità, dei dogmi e delle pratiche religiose, comprese le sue implicazioni politico-sociali[2].

Le prime registrazioni storiche di critiche rivolte alla religione in Occidente risalgono almeno al V secolo a.C. nell'antica Grecia con il filosofo Diagora di Milo (465410 a.C.), sofista esponente dell'ateismo dichiarato. Nell'antica Roma uno dei massimi esempi di critica alla religione fu l'epicureo Lucrezio nel suo De Rerum Natura (I secolo a.C.).

La critica della religione è complicata dal fatto che esistono più definizioni e concetti di religione in diverse culture e lingue. Con l'esistenza di diverse categorie di religione come il monoteismo, il politeismo, il panteismo, le religioni non-teistiche e diverse religioni specifiche come il cristianesimo, l'ebraismo, l'islam, il taoismo, il buddhismo e molte altre, non è sempre chiaro verso chi o cosa la critica sia rivolta o in che misura sia applicabile ad altre religioni.

Ogni religione che promuove i propri dogmi come verità assolute, necessarie ed immutabili, necessariamente considera falsi i dogmi delle altre religioni quando essi sono incompatibili con i propri[3]. I critici della religione generalmente considerano spesso la religione come un istituto oramai obsoleto, inconsistente dal punto di vista teorico, dannoso per l'individuo, dannoso per le società e l'umanità, un ostacolo al progresso della scienza, fonte di atti o costumi incompatibili con il moderno spirito morale dei tempi, ed infine nella sua qualità di strumento politico di controllo sociale.

  1. ^ "The Vernon Atheist Display," Archiviato il 17 giugno 2008 in Internet Archive. Press Release, CT Valley Atheists, December 17, 2007 . Retrieved October 1, 2008.
  2. ^ James A. Beckford, Social Theory and Religion, Cambridge, UK, Cambridge University Press, 2003, p. 2, ISBN 0-521-77431-4.
  3. ^ Vedere:
    Katharine Gelber e Adrienne Sarah Ackary Stone, Hate Speech and Freedom of Speech in Australia, Federation Press, 2007, p. 179, ISBN 978-1-86287-653-8.
    «In some belief systems, religious leaders and believers maintain the right to both emphasise the benefits of their own religion and criticise other religions; that is, they make their own claims and deny the truth claims of others.»

    Michael Herz e Peter Molnar, The Content and Context of Hate Speech: Rethinking Regulation and Responses, Cambridge University Press, 9 aprile 2012, ISBN 978-1-107-37561-1.
    «people of every religion, as well as of no religion, have a reason for wanting it to be possible to face other people with challenges to their faith, namely that this is the only way those people can be brought to see the truth.»

    NO COMPULSION IN RELIGION: AN ISLAMIC CASE AGAINST BLASPHEMY LAWS (PDF), su quilliamfoundation.org, Quilliam Foundation (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
    «Due to the nature of religious belief, one person's faith often implies that another's is wrong and perhaps even offensive, constituting blasphemy. For example, the major world religions often have very different formulations and beliefs concerning god or gods, Muhammad, Jesus, Buddha and the Hindu deities, as well as about various ethical and social matters»

From Wikipedia, the free encyclopedia · View on Wikipedia

Developed by Nelliwinne