Si definisce intrusione marina o cuneo salino il movimento di acqua dal mare verso l’entroterra attraverso il sottosuolo. Le acque sotterranee dolci, essendo meno dense dell’acqua del mare (1 g/cm³ contro i 1,025 g/cm³), tendono a "galleggiarci" sopra. Nelle semplificazioni concettuali si ipotizza che l'acqua dolce si disponga sopra l'acqua salata definendo una linea di interfaccia netta. Nella realtà esiste una vera e propria zona di mescolamento o mixing zone, la cui ampiezza dipende da fenomeni di dispersione e diffusione molecolare sia verticali che orizzontali, dalle fluttuazioni marine e dagli interventi antropici. In condizioni naturali, dunque, l’intrusione marina può essere semplificata al fenomeno dell’intrusione laterale, ovvero la massa di acqua salata si infiltra nell'acquifero lateralmente dalla costa.
Solitamente è causato da un eccessivo pompaggio in un acquifero costiero[1], dalla siccità o dalla costruzione di canali di navigazione, oppure in seguito a mareggiate[2].
Fattori che incidono su questo fenomeno sono l'eterogeneità delle formazioni rocciose e le fluttuazioni del mare. In tale fenomeno l’eterogeneità del sistema geologico ha una notevole importanza, infatti crea variazioni spaziali nelle proprietà idrauliche del mezzo che controllano il trasporto e perturbano il moto del flusso a differente scala.[3] Anche la scala dell’eterogeneità influisce sul fenomeno, infatti se su piccola scala, l’eterogeneità del mezzo ha una influenza minore sullo spessore della zona di interfaccia, macroscopiche variazioni creano vie preferenziali caratterizzate da moti anche molto rapidi.[4] L’altro importante fattore è quello delle fluttuazioni del livello del mare, soprattutto in quelle aree esposte a forti variazioni stagionali dove sono importanti i fenomeni di marea.