De divinatione

La divinazione
Titolo originaleDe divinatione
Un augure che impugna il lituo mentre trae un auspicium ex tripudiis osservando il beccare dei polli. Cicerone rivestì questa carica sacerdotale nel 53 a.C.
AutoreMarco Tullio Cicerone
1ª ed. originale44 a.C.
Editio princepsRoma, Sweynheym e Pannartz, 27 aprile 1471
Generetrattato
Lingua originalelatino
(LA)

«Vetus opinio est iam usque ab heroicis ducta temporibus eaque et populi Romani et omnium gentium firmata consensu versari quandam inter homines divinationem, quam Graeci μαντικήν appellant, id est praesensionem et scientiam rerum futurarum.»

(IT)

«È un'opinione antica, risalente ai tempi leggendari e corroborata dal consenso del popolo romano e di tutte le genti, che vi siano uomini dotati di una sorta di divinazione — chiamata dai greci mantiké —, cioè capaci di presentire il futuro e di acquisirne la conoscenza.»

De divinatione (in italiano "La divinazione") è la seconda delle tre opere teologiche[1] di Marco Tullio Cicerone, redatta in due libri e risalente ai primi mesi del 44 a.C., periodo in cui l'ultima dittatura di Cesare comportò l'allontanamento dell'autore dall'attività politica.[2] «Si può leggere quest'opera in due prospettive: come "fonte" per ricostruire la storia politico-religiosa e dell'arte di Cicerone, in uno dei periodi della sua vita più fecondi di opere e insieme più travagliati biograficamente e politicamente. Cicerone smaschera l'ipocrisia degli indovini, sostenendo che è meglio ammettere la propria ignoranza piuttosto che, per non volerla riconoscere, tentare l'ignoto e postulare la presenza del divino quando è proprio questo misterioso divino che inquina con dubbie pratiche la schiettezza della religione».[3]

  1. ^ Le altre due sono De natura deorum (La natura degli dèi, 45 a.C.) e De fato (Il destino, 44 a.C.).
  2. ^ Sulla datazione dell'opera si veda F. Guillaumont, Le De diuinatione de Cicéron et les théories antiques de la divination (Latomus 298), Bruxelles 2006, pp. 9, 26-33.
  3. ^ Sebastiano Timpanaro, Introduzione a Marco Tullio Cicerone, Della divinazione, Milano, Garzanti, 1988.

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