De fato (Cicerone)

Sul Destino
Titolo originaleDe Fato
AutoreMarco Tullio Cicerone
1ª ed. originale44 a.C.
Editio princepsRoma, Sweynheym e Pannartz, 20 settembre 1471.
Generetrattato
Sottogenerefilosofia
Lingua originalelatino

Il De fato è la terza ed ultima opera di carattere teologico di Marco Tullio Cicerone,[1] composta nel 44 a.C., in cui Cicerone discute con Aulo Irzio sul problema del destino e sul rapporto tra libero arbitrio e predestinazione. Alla dottrina stoica dell'eimarmène, cioè del destino, per cui la libertà dell'uomo è condizionata dalla Necessitas e dal Fatum, Cicerone oppone la teoria accademica del "libero arbitrio": l'uomo, attraverso la sua volontà, può affermare la sua libertà.

Tutta l'articolazione del De fato parte dalla tesi di Crisippo, che mirava a far coincidere la libertà con l'accettazione volontaria di un destino immutabile, rettificandone però la linea di pensiero grazie soprattutto al contributo del neoaccademico Carneade.

  1. ^ Le altre due sono De natura deorum (La natura degli dèi, 45 a.C.), e De divinatione (La divinazione, 44 a.C.)

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