Deportazione degli ebrei dalla Slovacchia del 1938

Dal 4 al 7 novembre 1938 migliaia di ebrei furono deportati dalla Slovacchia verso il confine con l'Ungheria. In seguito alle acquisizioni territoriali ungheresi legate al Primo arbitrato di Vienna del 2 novembre, gli ebrei slovacchi furono accusati di favorire l'Ungheria. Con l'aiuto di Adolf Eichmann, i leader del Partito popolare slovacco pianificarono la deportazione poi portata avanti dalla polizia e dalla guardia di Hlinka.

Molti dei deportati riuscirono a ritornare a casa nel giro di pochi giorni, più di 800 persone furono costrette a vivere per mesi nelle tendopoli vicino a Miloslavov, Veľký Kýr e Šamorín lungo il confine e alcuni gruppi rimasero fino a gennaio o febbraio 1939 lasciati esposti senza nessun riparo al rigido clima invernale. Le deportazioni furono un fiasco per la leadership del Partito popolare slovacco, peggiorarono la reputazione del paese e provocarono la fuga dei capitali degli ebrei che intendevano emigrare, ma furono il test per le deportazioni che sarebbero iniziate nel 1942 verso i ghetti e i campi di sterminio nella Polonia occupata dai tedeschi.


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