Le donne hanno sin dall'antichità contribuito in maniera significativa allo sviluppo della scienza. Storici interessati alla relazione tra genere e scienza - come Margaret W. Rossiter, Londa Schiebinger, Éric Sartori e Yaël Nazé - hanno analizzato i risultati scientifici ottenuti dalle donne, gli ostacoli che hanno dovuto affrontare e le strategie che hanno attuato nel corso del tempo per far riconoscere il loro lavoro.[1][2][3] Il rapporto tra scienza e genere, indagato da un punto di vista storico, critico e sociologico è divenuto uno dei temi esplorati dalla ricerca accademica.[4]
Le donne praticarono la medicina fin dalla civiltà dell'antico Egitto[5] e contribuirono anche alla protoscienza dell'alchimia nel corso del I-II secolo. Ipazia di Alessandria, importante matematica, astronoma e filosofa dell'antica Grecia (IV-V secolo), è diventata con la sua uccisione simbolo di autonomia femminile e della libertà del pensiero scientifico da qualsiasi pregiudizio religioso.[6]
Durante il Medioevo, le donne escluse dalle Università - fondate a partire dall'XI secolo - e da ogni forma di istruzione pubblica, trovarono rifugio nei monasteri, all'interno dei quali alcune di loro - come la badessa Ildegarda di Bingen - poterono svolgere i loro studi, anche di carattere scientifico e naturalistico; molte altre donne comuni, nelle loro case, continuarono a praticare la medicina e l'erboristeria.[5][7]
In Italia la prima donna ad aver ottenuto una laurea e una cattedra onoraria, ma stipendiata, in campo scientifico, fu Laura Bassi, laureatasi nel 1732 all'università di Bologna, dove avviò corsi di fisica sperimentale.[8] Durante il XIX secolo le donne in Europa e negli Stati Uniti intrapresero numerose proteste per conquistare il diritto all'istruzione; sulla spinta delle loro richieste e delle mutate condizioni sociali vennero fondati i primi college femminili, importanti opportunità di formazione per le scienziate.[5]
Marie Curie, la prima donna a ricevere un premio Nobel nel 1903 per la fisica, riuscì, con i suoi studi sulla radioattività, ad ottenerne un secondo per la chimica nel 1911.[9]
Tra il 1901 e il 2021 hanno ricevuto il Premio Nobel 58 donne su un totale di 947 vincitori (6,1%)[10]: 29 donne tra il 1901 e il 2000, 29 tra il 2001 e il 2021.[11] Delle 58 vincitrici, 23 hanno ricevuto il premio Nobel in campo scientifico: 4 per la fisica, 7 per chimica (il Nobel del 2020 è stato condiviso fra Emmanuelle Charpentier e Jennifer Doudna), 12 per la medicina (il Nobel del 2009 è stato condiviso fra Elizabeth H. Blackburn e Carol W. Greider).[11]