Eberhard von Mackensen | |
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Eberhard von Mackensen nel 1944 | |
Nascita | Bromberg, 24 settembre 1889 |
Morte | Nortorf, 19 maggio 1969 |
Dati militari | |
Paese servito | Impero tedesco Repubblica di Weimar Germania nazista |
Forza armata | Deutsches Heer Reichswehr Heer |
Anni di servizio | 1908 - 1944 |
Grado | Generaloberst |
Guerre | Prima guerra mondiale Seconda guerra mondiale |
Campagne | Campagna di Polonia Campagna di Francia Operazione Barbarossa Fronte orientale Campagna d'Italia |
Battaglie | Battaglia di Brody-Dubno Battaglia di Uman' Battaglia di Rostov Seconda battaglia di Char'kov Operazione Blu Battaglia del Caucaso Terza battaglia di Char'kov Sbarco di Anzio Operazione Fischfang Liberazione di Roma |
Comandante di | 14. Armee 1. Panzerarmee III. Armeekorps III. Panzerkorps |
Decorazioni | Croce di Cavaliere della Croce di Ferro con foglie di quercia |
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Eberhard von Mackensen (Bromberg, 24 settembre 1889 – Nortorf, 19 maggio 1969) è stato un generale tedesco, riconosciuto responsabile di crimini di guerra.
Figlio del famoso feldmaresciallo August von Mackensen, protagonista di molte vittorie della Germania imperiale durante la prima guerra mondiale, e fratello di Hans Georg von Mackensen, ambasciatore a Roma del Terzo Reich, si distinse come comandante di truppe corazzate durante la prima parte della seconda guerra mondiale, guidando i suoi panzer a numerose vittorie sul fronte orientale e avanzando nel 1942 fino al Caucaso.
Trasferito in Italia nel 1943, nel gennaio dell'anno seguente assunse il comando della 14. Armee incaricata di fronteggiare le truppe alleate sbarcate ad Anzio e riuscì a bloccare l'avanzata nemica anche se i suoi numerosi contrattacchi non raggiunsero successi decisivi. Durante la battaglia finale per Roma nella primavera del 1944 non riuscì a fermare l'avanzata alleata e venne destituito dal feldmaresciallo Albert Kesselring.
Durante il suo periodo di comando in Italia era anche il comandante militare dell'area di Roma e si rese responsabile di crimini di guerra; in particolare fu lui che decise, dopo l'attentato di via Rasella, il rapporto di dieci italiani da uccidere alle Fosse Ardeatine per ogni soldato tedesco morto. Nel novembre del 1946 venne processato a Roma e condannato alla pena di morte mediante fucilazione; tuttavia la pena non venne eseguita e von Mackensen venne rimesso in libertà nel 1952.