Eccidio delle Fosse Ardeatine eccidio | |
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I resti delle vittime dell'eccidio dopo il ritrovamento | |
Tipo | Esecuzione di massa tramite colpo di pistola alla nuca (Genickschuss) |
Data | 24 marzo 1944 |
Luogo | Roma |
Stato | Repubblica Sociale Italiana |
Coordinate | 41°51′24″N 12°30′37″E |
Responsabili | Herbert Kappler e uomini delle SD |
Motivazione | rappresaglia per l'attentato di via Rasella |
Conseguenze | |
Morti | 335 |
Mappa di localizzazione | |
L'eccidio delle Fosse Ardeatine fu l'uccisione di 335 civili e militari italiani, prigionieri politici, ebrei, o detenuti comuni, trucidati a Roma il 24 marzo 1944 dalle truppe di occupazione tedesche come rappresaglia per l'attentato partigiano di via Rasella, compiuto il 23 marzo da membri dei GAP romani, in cui erano rimasti uccisi 33 soldati del reggimento "Bozen" appartenente alla Ordnungspolizei, la polizia tedesca. L'eccidio non fu preceduto da alcun preavviso da parte dei tedeschi[1], che non furono gli unici autori dei rastrellamenti che prepararono il crimine: «furono gli italiani ad attuare 104 arresti (e ulteriori 81 furono attuati in forma congiunta)»[2].
Per la sua efferatezza, l'alto numero di vittime e per le tragiche circostanze che portarono al suo compimento, l'eccidio delle Fosse Ardeatine divenne l'evento-simbolo della durezza dell'occupazione tedesca di Roma. Fu anche la maggiore strage di ebrei compiuta sul territorio italiano durante l'Olocausto; almeno 75 delle vittime erano in stato di arresto per motivi razziali.[3][4]
Le Fosse Ardeatine, antiche cave di pozzolana situate nei pressi della via Ardeatina, scelte quale luogo dell'esecuzione e per occultare i cadaveri degli uccisi, nel dopoguerra sono state trasformate in un sacrario-monumento nazionale. Sono oggi visitabili e sono luogo di cerimonie pubbliche in memoria.