Elegie duinesi | |
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Titolo originale | Duineser Elegien |
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Autore | Rainer Maria Rilke |
1ª ed. originale | 1923 |
Genere | raccolta poetica |
Lingua originale | tedesco |
Elegie duinesi (Duineser Elegien) è una raccolta lirica di Rainer Maria Rilke, incominciata nel gennaio 1912 in contemporanea con i Sonetti a Orfeo.[1] Il poeta si trovava presso il castello dei principi Thurn und Taxis, appunto a Duino. Solo le prime due elegie vengono completate subito, nei mesi di gennaio e febbraio; le altre verranno stese in un arco di tempo più ampio che si protrarrà fino all'11 febbraio 1922 (questa la data della lettera a Marie von Thurn und Taxis in cui comunica la conclusione della stesura del ciclo) nel castello di Muzot a Veyras,[1] acquistato dal mercante svizzero e mecenate d'arte Werner Reinhart, che poi invitò il poeta a viverci senza dover pagare l'affitto.[2] Fu a Muzot che, durante alcune settimane, dopo un lungo silenzio causato da una grave depressione, completò finalmente le Elegie e scrisse tutti i Sonetti (entrambi pubblicati nel 1923).[3]
A Muzot il poeta scrisse una serie di lettere mentre stava completando le Elegie, inclusa una alla sua amante di allora, Baladine Klossowska, l'unica persona autorizzata a frequentare il castello, e una alla sua ex amante, Lou Andreas-Salomé. Nella lettera a quest'ultima scrive: «Ora mi riconosco. Era come una mutilazione del mio cuore, che le Elegie non esistessero. Ora sono. Sono. (…) Sono uscito e ho carezzato il piccolo Muzot - che me l'ha custodito, che me l'ha, finalmente concesso - come un grande vecchio fido animale».[4]
«Ogni Elegia, in un elemento che non sempre coincide con la loro successione, deve considerarsi come una tesi che Rilke illustra in una serie di ragionamenti in poesia... Inoltre, alcuni passi delle Elegie sono oscuri; non tutto è scorrevole e poetico. Questi passi rimangono oscuri anche nella versione in italiano.»
La prima edizione fu pubblicata nell'ottobre 1923 dalla casa editrice Insel di Lipsia. La prima traduzione italiana è opera di Vincenzo Errante, in Rainer Maria Rilke, Liriche (Milano, Alpes, 1929).
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