Emblematica

In Deo laetando, dagli Emblemata di Andrea Alciato

L'emblematica è un genere librario e letterario che ebbe una notevole fortuna in epoca rinascimentale, la cui fortuna si è estesa per circa due secoli. Convergevano in esso teorie neoplatoniche e suggestioni esoteriche.

«Nato alle lettere nel 1531 con gli Emblemata di Andrea Alciati, una fortunatissima raccolta di epigrammi di contenuto mitologico morale accompagnati da lemmi indicativi e da piccole illustrazioni, dopo il 1550 il genere si allarga a comprendere i «motti e disegni d'arme e d'amore communemente chiamati imprese»[1], in una simbiosi ammessa di fatto nell'affermazione di una «discordanza» con «talune simiglianze». Se l'origine dell'emblema si lega sia alla diffusione nell'ambiente neoplatonico (sulla linea da Marsilio Ficino a Giordano Bruno) dei Hierogliphyca del misterioso Horapollo, rilanciati nel 1556 dal Valeriano, e al desiderio di creare un corrispettivo moderno della scrittura sacra degli Egiziani, capace di rappresentare in una singola immagine come implicite e quindi dissimulate le diverse parti di un discorso; sia alla riscoperta dell'epigramma alessandrino e agli studi sull'Antologia Planudea, lo sviluppo dell'impresa, nata come fregio allusivo e assurta al rango di «arte», si lega soprattutto agli influssi dell'aristotelismo e al dibattito sul problema del rapporto tra concetto e immagine, al centro della speculazione manieristica prima e barocca poi.»[2]

  1. ^ Secondo l'etichetta paradigmatica apposta dal Ruscelli alla stampa del Ragionamento di Mons. Paolo Giovio sopra i motti e disegni d'arme e d'amore che communemente chiamano imprese. Con un Discorso di Girolamo Ruscelli intorno allo stesso soggetto. In Venezia, appresso G. Ziletti, 1556.
  2. ^ Maria Luisa Doglio, Il segretario e il principe: studi sulla letteratura italiana del Rinascimento, Edizioni dell'Orso, 1993, p. 111, ISBN 9788876941177.

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