Fighter Mafia era un gruppo di ufficiali dell'USAF e di analisti civili della difesa che negli anni 1970 propugnavano la Energy-Maneuverability theory[2] di John Boyd[3] per sviluppare gli aerei da caccia.[4] La teoria introduceva il confronto uno-ad-uno delle prestazioni degli aerei in termini di manovre di combattimento aereo, ed identificava (con riferimento al panorama tecnico del tempo) le carenze sia nei progetti di velivoli in servizio, sia dei progetti di apparecchi "futuribili". Gli adepti della Fighter Mafia influirono sulla determinazioni delle specifiche tecniche del progetto F-X (che avrebbe anche portato alla nascita dell'F-15), e continuarono per conto proprio a definire le specifiche del Lightweight Fighter program.[5] Il nomignolo, un gioco di parole da addetti ai lavori coniato da un aviere di origini italiane, faceva argutamente il verso alla Bomber Mafia, cerchia di teorici della Air Corps Tactical School le cui idee, negli anni 1930, condussero alla supremazia "politica" del bombardamento strategico, a scapito della maggior considerazione che forse avrebbe meritato il caccia nella pianificazione della United States Air Force. La Fighter Mafia fu decisiva per favorire un ritorno alla maneggevolezza aerea come qualità essenziale degli aerei da caccia, dopo che la Guerra del Vietnam aveva confutato la plausibilità dei missili a lungo raggio quali armi risolutive nel combattimento aereo. Questo diede origine ad una nuova generazione di aerei militari, quali gli F-14, F-15, F-16 e F/A-18.