Francis Parker Yockey (Chicago, 18 settembre 1917 – San Francisco, 16 giugno 1960) è stato un filosofo statunitense, noto soprattutto per il libro neo-spengleriano Imperium, pubblicato nel 1948 con lo pseudonimo di Ulick Varange. Il libro si propone nell'introduzione come "sequel" de Il tramonto dell'Occidente di Oswald Spengler.
Vicino a posizioni di estrema destra e neofasciste di tutto il mondo, dopo la sua morte divenne un'influenza centrale per numerosi gruppi ultranazionalisti e per i movimenti della New Right[1] e dell'Alt-Right[2][3]. Yockey è stato un forte sostenitore di idee antisemite e di teorie del complotto ad esse correlate ed espresse lodi per il nazismo e affinità col fascismo. Yockey fu in stretto contatto col partito statunitense filo-fascista della Camicie d'Argento di William Dudley Pelley e col movimento German-American Bund, che propugnava un'alleanza tra Stati Uniti e Germania Nazista durante gli anni Trenta[4]. Dopo la sconfitta dell'Asse al termine della Seconda Guerra Mondiale Yockey divenne membro attivo per la causa neofascista e neonazista.
Yockey riteneva che gli Stati Uniti fossero gli artefici del liberalismo e che fossero controllati da ebrei. Yockey svolse inoltre il ruolo di pubblico ministero durante il processo di Norimberga contro i crimini di guerra, assumendo atteggiamenti indulgenti nei confronti degli accusati alla sbarra. Incontrò il presidente egiziano Gamal Abdel Nasser e scrisse propaganda antisionista per il governo egiziano vedendo il movimento panarabo come un alleato per la distruzione del potere "giudeo-americano"[5]. Mentre era in prigione per possesso di documenti d'identità falsi nel 1960 ricevette visite dell'attivista neofascista Willis Carto il quale contribuì a stampare e diffondere le opere e il pensiero di Yockey.