Un generatore elettrostatico, o macchina elettrostatica, è un generatore elettromeccanico che produce elettricità statica oppure elettricità ad alta tensione e bassa Corrente elettrica continua. La carica viene generata con uno dei due metodi: o sfruttando l'effetto triboelettrico (che utilizza l’attrito) o l'induzione elettrostatica, oppure la combinazione delle due modalità.
Alcuni generatori elettrostatici sono reversibili e possono quindi funzionare anche come motore elettrostatico.
La conoscenza dell'elettricità statica risale alle prime civiltà, ma per millenni è rimasta solo un fenomeno interessante e sconcertante, senza spiegazione e spesso confuso con il magnetismo. Alla fine del XVII secolo, Otto von Guericke sviluppò una semplice macchina per generare elettricità con l’attrito, ma lo sviluppo delle macchine elettrostatiche si ebbe dal XVIII secolo, quando divennero strumenti fondamentali per lo studio della nuova scienza dell'elettricità.
I generatori elettrostatici tradizionali funzionano utilizzando l'alimentazione manuale per trasformare il lavoro meccanico in energia elettrica: essi sviluppano cariche elettrostatiche di segno opposto separate su due conduttori e un sistema meccanico di piastre, tamburi e cinghie per trasportare la carica elettrica sugli elettrodi ad alto potenziale.
Le macchine elettrostatiche sono tipicamente utilizzate nelle aule di scienze a scopo didattico per lo studio delle forze elettriche e dei fenomeni di alta tensione. Le elevate differenze di potenziale ottenute sono state utilizzate anche per una varietà di applicazioni pratiche, come il funzionamento di tubo a raggi X, acceleratori di particelle, spettroscopia, applicazioni mediche, sterilizzazione di alimenti ed esperimenti di fisica nucleare. I generatori elettrostatici come il generatore Van de Graaff e varianti come il Pelletron trovano impiego anche in fisica sperimentale.