Gerusalemme Est zona della città | |
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al-Quds | |
Localizzazione | |
Stato | Israele Palestina[1] |
Distretto | Gerusalemme |
Sottodistretto | Non presente |
Autorità locale | Gerusalemme |
Territorio | |
Coordinate | 31°47′00.1″N 35°14′01.97″E |
Altitudine | 760 m s.l.m. |
Abitanti | 456 300[2] |
Altre informazioni | |
Prefisso | 02 |
Fuso orario | UTC+2 |
Cartografia | |
Gerusalemme Est (in arabo القدس الشرقية?, al-Quds; in ebraico מזרח ירושלים?), capitale proclamata dello Stato di Palestina, è la parte orientale di Gerusalemme, unilateralmente annessa da Israele nel 1967 dopo la guerra dei sei giorni.
La parte orientale della città include la Città Vecchia di Gerusalemme e alcuni dei luoghi considerati santi dalle religioni abramitiche (ebraismo, cristianesimo, islam), quali il Monte del Tempio, il Muro Occidentale, la moschea al-Aqsa, la basilica del Santo Sepolcro. Per "Gerusalemme Est" si può intendere tanto la zona sotto il dominio giordano nel periodo 1949-1967 (estesa su 6,4 km²), quanto tutta la zona successivamente annessa da Israele (estesa su 70 km²).
Secondo il piano di spartizione dell'ONU del 1947 tutta Gerusalemme avrebbe dovuto costituire un territorio internazionalizzato, enclave all'interno dello Stato arabo. Israele firmò il piano di spartizione, ma gli arabi lo rifiutarono. A seguito della guerra arabo-israeliana del 1948, Gerusalemme si ritrovò divisa in due zone: quella occidentale, abitata principalmente da popolazione ebraica, controllata da Israele; quella orientale, abitata principalmente da popolazione araba, controllata dalla Giordania. Gli arabi che vivevano nei sobborghi della zona occidentale, come Katamon e Malha, dovettero fuggire; lo stesso avvenne agli ebrei che vivevano nella zona orientale, come la Città Vecchia o la Città di David. L'unica zona orientale che Israele mantenne nei 19 anni del dominio giordano fu il monte Scopus, dove è situata l'Università Ebraica di Gerusalemme, che costituì un'enclave e pertanto non viene considerato parte di Gerusalemme Est.
Nel 1967, in seguito alla guerra dei sei giorni, la Cisgiordania venne occupata da Israele; lo stesso accadde per Gerusalemme Est ed alcuni villaggi circostanti.
Nel novembre 1967 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite approvò la risoluzione 242, non vincolante, che chiedeva il «ritiro delle forze israeliane dai territori occupati nel corso del recente conflitto».
Nel 1980, il parlamento israeliano approvò la cosiddetta "legge fondamentale" che proclamava unilateralmente «Gerusalemme, unita e indivisa […] capitale di Israele»[3] senza tuttavia specificarne la territorialità[non chiaro].
Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU nella risoluzione 478 del 1980, non vincolante, ha definito la "legge fondamentale" «nulla e priva di validità», «una violazione del diritto internazionale» e un «serio ostacolo al raggiungimento della pace in Medio Oriente».[4]
Secondo il censimento Onu del marzo 2023, sono circa 230.000 i coloni israeliani che risiedono a Gerusalemme Est, fortemente voluto dai governi Netanyahu.[5]