Giogo tataro

Un esattore delle tasse mongolo in un villaggio della Rus' nel XIII secolo (dipinto del 1902)

Con giogo tataro - meno correttamente giogo tartaro[1] - giogo mongolo o gioco tataro-mongolo (in tataro Монго́ло-тата́рское и́го; in russo татаро-монгольское иго?, Tataro-mongol'skoye igo) si identifica quel periodo del XIII secolo cominciato con l'invasione mongola della Rus' di Kiev e culminato con l'insediamento di popolazione asiatiche nelle odierne Russia, Ucraina e Bielorussia, i cui principi di queste ultime terre dovettero giurare fedeltà al khan.[2][3][4] La Rutenia, regione molto vasta dell'Europa centrale, rimase sottoposta all'autorità dell'Impero mongolo e dei suoi stati vassalli per due secoli e mezzo.

L'invasione dei Rus' cominciò per opera di Batu Khan dal 1237 e terminò nel 1480, quando Ivan III di Russia rifiutò di pagare il tributo preteso dai Mongoli e inaugurò una nuova stagione storica per la Moscovia, favorendone la sua lenta affermazione nello scacchiere geopolitico dell'Europa orientale.[4]

Oltre alle conseguenze immediate che tale dominio straniero esercitò sulla zona, il giogo tataro ebbe l'effetto di inaridire l'anima stessa delle popolazioni locali, la letteratura e i dettagli delle loro istituzioni sociali e impedì la formazione di una coscienza unitaria.[4][5] Tuttavia, gli storici concordano sul fatto che questo periodo non fu del tutto privo di effetti benefici sul Principato di Mosca, se si pensa in particolare all'unificazione del territorio che appariva invece, all'inizio del XIII secolo, diviso in una moltitudine di principati tra loro avversari.[3]

  1. ^ L'assonanza con il sostantivo/aggettivo "tartaro", che risvegliava antichi ricordi tipici della cultura classica greca, era utile a proporre nel contesto cristiano medievale un facile accostamento tra le popolazioni mongole e le potenze degli Inferi.
  2. ^ Riccardo Picchio, La letteratura russa antica, vol. 19, Sansoni, 1968, p. 118.
  3. ^ a b Giovanni Cherubini, Le città europee del Medioevo, Bruno Mondadori, 2009, p. 38, ISBN 978-88-61-59225-4.
  4. ^ a b c Costanzo Rinaudo, Rivista storica italiana, vol. 97, Edizioni scientifiche italiane, 1985, p. 662.
  5. ^ Assessorato alla cultura, Tesori del Cremlino, Marsilio Editori, 1982, p. 16.

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