Guerra cristera | |||
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Mappa rappresentante le regioni con i focolai dei cristeros. Il rosso indica le aree principali, l'arancione le aree di portata media e il giallo i focolai di minore importanza. | |||
Data | 3 agosto 1926 – 21 giugno 1929 (2 anni e 322 giorni) | ||
Luogo | Messico | ||
Esito | Cessate il fuoco del governo
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Schieramenti | |||
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Comandanti | |||
Effettivi | |||
Perdite | |||
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250.000 morti totali stimati 250.000 fuggiti negli Stati Uniti (principalmente non combattenti) | |||
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La guerra cristera - o rivolta dei cristeros - fu una sollevazione popolare che avvenne in Messico tra il 3 agosto 1926 e il 21 giugno 1929 contro le politiche laiciste, anticattoliche e anticlericali del governo messicano allora presieduto dal presidente Plutarco Elías Calles, che aveva imposto una legge fortemente restrittiva per la libertà religiosa, chiamata legge Calles.
Egli aveva cercato di eliminare l'influenza della Chiesa cattolica, fortemente radicata nel Paese, sopprimendo anche le celebrazioni religiose nelle comunità locali. La massiccia rivolta popolare-rurale fu tacitamente supportata dalla gerarchia della Chiesa. L'ambasciatore statunitense Dwight Morrow negoziò una tregua tra il governo Calles e la Chiesa. Il governo fece alcune concessioni e la Chiesa di rimando ritirò il suo sostegno ai combattenti cristeros e il conflitto terminò nel 1929. Tale rivolta può essere vista come un evento importante nella lotta tra Chiesa e Stato, come lo fu nel secolo precedente la guerra di Riforma (1858-1861)[1], ma anche come l'ultima grande rivolta contadina in Messico dopo la fine della fase militare della rivoluzione messicana nel 1920.
Il nome cristeros, contrazione di Cristos Reyes, fu dato spregiativamente dai governativi ai ribelli, a motivo del loro grido di battaglia: ¡Viva Cristo Rey! ("Viva Cristo Re!").