La guerra delle fazioni (1914-1920) è la più lunga fase della rivoluzione messicana, durante la quale avvenne il consolidamento del potere dei Costituzionalisti, gruppo politico e militare guidato da Venustiano Carranza e Álvaro Obregón, a seguito della rivoluzione costituzionalista (1913-1914).
La rivoluzione messicana sembrava finalmente terminata dopo la breve parentesi della dittatura di Victoriano Huerta ma a causa del fallimento della Convenzione di Aguascalientes nel 1914, ricominciò la guerra civile tra i difensori dell'autorità democratica della Convenzione (i Convenzionalisti), Pancho Villa ed Emiliano Zapata, e la fazione di Venustiano Carranza, che aveva riunito intorno a sé i principali rivoluzionari messicani contro Huerta nel 1913 con il Piano di Guadalupe. Villa e Zapata occuparono Città del Messico ma a causa di un mancato accordo e il successivo abbandono della capitale, diedero il tempo necessario ai Costituzionalisti di riorganizzarsi e logorarli e alla fine batterli negli anni successivi. Nel 1917 il governo di Carranza emanò una nuova Costituzione fortemente anticlericale dopo quella vecchia liberale del 1857. Fu un evento importantissimo perché l'emanazione di una nuova Costituzione era sempre stato uno dei principali obiettivi dei ribelli fin anche da prima dello scoppio della Rivoluzione nel 1910. Con essa fu decretata de facto la fine delle ostilità, ma, in realtà, servì soprattutto per legittimare il nuovo dominio costituzionalista sul Messico. Gli scontri maggiori terminarono nel 1919 con l'assassinio di Emiliano Zapata, caduto in un'imboscata organizzata da Carranza, la fucilazione di Felipe Ángeles, e la vittoria federale (cioè costituzionale) nella terza battaglia di Ciudad Juárez contro Pancho Villa.
La guerra delle fazioni si caratterizzò per l'elevatissimo spargimento di sangue in grandi battaglie campali, in particolare nel suo anno culminante, il 1915, e per il pieno coinvolgimento degli Stati Uniti e delle nazioni europee, in particolare l'Impero tedesco, negli affari messicani. Ad essa presero parte anche i Felicisti, gruppo minore di ribelli conservatori guidati da Félix Díaz, nipote di Porfirio Díaz, e l'Unione Rivoluzionaria dei Lavoratori (il Partito Liberale Messicano riformato, ormai ininfluente) dei fratelli Flores Magón.
I Costituzionalisti riuscirono a ottenere il riconoscimento da parte degli Stati Uniti d'America e delle altre nazioni e nel 1920 con la resa di Villa (ucciso poi nel 1923) e con la Ribellione di Agua Prieta guidata da Obregón, instaurarono una nuova dittatura che avrebbe dominato il Messico in modo autoritario fino almeno agli anni '80 come Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI), nonostante numerose ribellioni durante gli anni '20.
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