Seconda guerra egizio-ottomana | |||
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Data | 1839 - 1841 | ||
Luogo | Levante (principalmente nell'odierno Libano) | ||
Esito | Vittoria ottomana
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Schieramenti | |||
Comandanti | |||
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La Seconda guerra egizio-ottomana, anche nota come Seconda guerra turco-egiziana, durò dal 1839 al 1841 e fu combattuta principalmente in Siria (infatti, a volte, il conflitto viene anche indicato come Seconda guerra siriana).
Nel 1839, l'Impero Ottomano si mosse per rioccupare le terre ottenute da Mehmet Ali, nella prima guerra turco-egiziana. L'Impero Ottomano invase la Siria ma, dopo aver subito una sconfitta nella Battaglia di Nezib, sembrò sull'orlo del collasso. Il 1º luglio, la flotta ottomana salpò per Alessandria e si arrese a Mehmet Ali. Il Regno Unito, l'Austria e altre nazioni europee si precipitarono a intervenire e costringere l'Egitto ad accettare un trattato di pace; da settembre a novembre 1840, una flotta navale combinata, composta da navi britanniche e austriache, interruppe le comunicazioni marittime di Ibrahim Pascià con l'Egitto (interruzione che venne seguita dall'occupazione di Beirut e Acri, da parte degli inglesi). Il 27 novembre 1840, ebbe luogo la Convenzione di Alessandria; l'ammiraglio britannico Charles Napier raggiunse un accordo con il governo egiziano: l'abbandono delle pretese egiziane sulla Siria e la restituzione della flotta ottomana.