Guerra in Iraq parte della guerra al terrorismo | |||
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Elicotteri multiruolo Black Hawk della 101ª Divisione Aviotrasportata entrano in Iraq durante le fasi iniziali dell'invasione. | |||
Data | 20 marzo 2003 – 18 dicembre 2011 (8 anni e 274 giorni) | ||
Luogo | Iraq | ||
Causa | Invasione dell'Iraq da parte degli Stati Uniti | ||
Esito |
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Schieramenti | |||
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Comandanti | |||
Effettivi | |||
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Perdite | |||
Perdite fra la popolazione irachena Morti violente (marzo 2003-agosto 2007), Opinion Research Survey: 1.033.000 (intervallo 95% c.l.: 946 000-1 120 000. Modalità: 48% armi da fuoco; 20% auto-bomba; 9% bombardamenti aerei; 6% incidenti; 6% altre esplosioni) Morti totali in eccesso (marzo 2003-giugno 2006), Johns Hopkins/Lancet: 655.000 (intervallo 95% c.l.: 393.000-943.000; di cui 601.000 morti violente) Morti violente (maggio 2003-novembre 2006), ministro della Sanità iracheno: 100.000-150.000 Morti totali in eccesso (marzo 2003 – giugno 2011), PLOS Medicine Study: 405,000 (60% violento) (intervallo 95% c.l.: 48,000–751,000)[5] Morti violente (marzo 2003-giugno 2006), Iraq Family Health Survey/Organizzazione Mondiale della Sanità: 104.000-223.000[6][7] Morti violente fra i civili (marzo 2003-settembre 2007), Iraq body count: 74.427-81.114[8] | |||
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La guerra in Iraq[9], talvolta indicata anche come seconda guerra del Golfo[10], è stato un conflitto bellico iniziato il 20 marzo 2003 con l'invasione dell'Iraq da parte di una coalizione multinazionale guidata dagli Stati Uniti d'America e terminato il 18 dicembre 2011 col passaggio definitivo di tutti i poteri alle autorità irachene insediate dall'esercito degli Stati Uniti su delega governativa statunitense.
L'obiettivo principale dell'invasione era la deposizione di Saddam Hussein, già da tempo visto con ostilità dagli Stati Uniti per vari motivi: timori (rivelatisi poi infondati) su un suo ipotetico tentativo di dotarsi di armi di distruzione di massa, il suo presunto appoggio al terrorismo islamista, il volersi appropriare delle ricchezze petrolifere del Kuwait e l'oppressione dei cittadini iracheni da parte di una dittatura sanguinaria. L'obiettivo di invadere l'Iraq fu raggiunto rapidamente: il 15 aprile 2003 tutte le principali città erano nelle mani della coalizione e, il 1º maggio, il presidente statunitense George W. Bush proclamò concluse le operazioni militari su larga scala. Tuttavia, il conflitto si tramutò abbastanza presto in una resistenza e in una guerra di liberazione dalle truppe straniere, considerate invasori da molti gruppi armati arabi sunniti e sciiti, per sfociare infine in una guerra civile fra le varie fazioni, causata da una squilibrata gestione del potere (che agevolò le componenti sciite maggioritarie).
I costi umani della guerra non sono ben definibili e sono spesso oggetto di dibattito. Più in generale, il bilancio dell'intera guerra risulta difficile in quanto, a fronte della deposizione di Saddam e dell'instaurazione di una democrazia formale, si è avuto un netto aumento delle violenze settarie in Iraq, una penetrazione di al-Qāʿida nel Paese e, in generale, un calo della sicurezza dei cittadini.
Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 22 maggio 2003 approvò la risoluzione n. 1483 con la quale sollecitava la Comunità Internazionale a contribuire alla stabilità ed alla sicurezza del Paese iracheno. Il 15 luglio 2003 iniziò la missione italiana denominata «operazione Antica Babilonia» alle dipendenze delle forze britanniche nel sud del Paese nella regione di Dhi Qar. Il 16 ottobre 2003, il Consiglio di Sicurezza approvò all'unanimità, ai sensi del capitolo VII dello Statuto delle Nazioni Unite, la risoluzione nº 1511 del 16 ottobre 2003 sull'Iraq che gettava le basi per una partecipazione internazionale e delle Nazioni Unite alla ricostruzione politica ed economica dell'Iraq e al mantenimento della sicurezza.
Fin da prima dell'inizio della guerra, l'ipotesi di un'invasione dell'Iraq scatenò malumori in tutto il mondo, contrapponendo chi la riteneva necessaria e chi la considerava un crimine. Oltre all'opinione pubblica, le polemiche si svilupparono anche sul piano internazionale: in Europa, la Francia e la Germania si opposero fin dall'inizio all'intervento, mentre il Regno Unito offrì il suo supporto politico e militare. Dopo che la guerra contro l'Iraq di Saddam Hussein terminò, l'Italia dislocò i suoi reparti nel sud del Paese con base principale a Nāṣiriya, sotto la guida inglese. Questa partecipazione suscitò forti polemiche.
Delle battaglie sono proseguite a fasi alterne durante l'occupazione e anche dopo il ritiro statunitense nel 2011 fino a culminare nel 2014 in una nuova guerra civile in Iraq, che ha portato alla creazione dello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante.