Homebrew (lett. "birra fatta in casa", pron. /ˌhəʊm ˈbruː/) in inglese è un prodotto fatto da sé in casa, piuttosto che acquistato o realizzato da professionisti[1]. Solitamente il termine viene usato nel campo del software, principalmente dei videogiochi, per indicare quei programmi sviluppati amatorialmente per piattaforme normalmente non programmabili dagli utenti a causa di restrizioni interne, tipicamente le console[2]. Spesso lo scopo dello sviluppo di homebrew è espandere le funzionalità di un hardware al di là di ciò che potrebbe normalmente fare, ad esempio una console pensata solo per i videogiochi viene resa capace di riprodurre film[2]. L'homebrew è una forma di hacking, in quanto sistemi informatici chiusi vengono modificati e aperti per abilitare altre funzioni ed eseguire nuovi programmi non previsti[2].
Nella maggior parte dei casi, sono solo gli sviluppatori ufficiali ad avere a disposizione il kit di sviluppo fornito dalla casa produttrice[3], e quindi i programmatori amatoriali devono fare ricorso a kit alternativi. In modo variabile a seconda del sistema di destinazione, per poter eseguire materiale homebrew spesso è necessario particolare hardware esterno, come lettori di schede di memoria, o anche l'installazione di modchip[4].