Ḥusayn di Giordania | |
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Ḥusayn I di Giordania nel 1997 | |
Re di Giordania | |
In carica | 11 agosto 1952 – 7 febbraio 1999 |
Incoronazione | 13 giugno 1982 |
Predecessore | Ṭalāl |
Successore | ʿAbd Allāh II |
Nascita | Amman, 14 novembre 1935 |
Morte | Amman, 7 febbraio 1999 (63 anni) |
Luogo di sepoltura | Palazzo di Raghadan |
Casa reale | Hashemiti |
Padre | Talal di Giordania |
Madre | Zein al-Sharaf |
Coniugi | Dina bint 'Abd al-Hamid (1955-1957, div.) Antoinette Avril Gardiner (1961-1972, div.) Alia Bahauddin Toukan (1972-1977, def.) Lisa Najeeb Halaby (1978-1999) |
Figli | Prime nozze: Alia Seconde nozze: Abd Allah Faysal Aisha Zein Terze nozze: Haya Ali Abir (adottata) Quarte nozze: Hamzah Hashim Iman Raiyah |
Religione | Islam sunnita |
Firma |
Ḥusayn bin Ṭalāl, generalmente noto in Italia come Hussein di Giordania (in arabo ﺣسين بن طلال? Ḥusayn bin Ṭalāl; Amman, 14 novembre 1935 – Amman, 7 febbraio 1999), è stato re del Regno Hascemita di Giordania dal 1952 al 1999. Di stirpe hascemita, salì al trono dopo l'abdicazione nel 1952 di suo padre Ṭalāl bin ʿAbd Allāh.
Ḥusayn, monarca costituzionale, iniziò il suo regno con quello che fu definito un "esperimento liberale", permettendo, nel 1956, la formazione dell'unico governo democraticamente eletto nella storia della Giordania. Pochi mesi dopo l'esperimento, costrinse però quel governo a dimettersi, dichiarando la legge marziale e vietando i partiti politici.
Al tempo dell'ascesa di Ḥusayn, la Giordania era una giovane nazione e controllava la Cisgiordania. Il paese aveva poche risorse naturali e una grande popolazione di rifugiati palestinesi a seguito della guerra arabo-israeliana del 1948. Ḥusayn guidò il suo paese attraverso quattro turbolenti decenni del conflitto arabo-israeliano e della guerra fredda, bilanciando con successo le pressioni dei nazionalisti arabi, dell'Unione Sovietica, dei paesi occidentali e di Israele, trasformando la Giordania alla fine del suo regno di 46 anni in uno Stato sostanzialmente moderno.
La Giordania sotto il suo regno combattè tre guerre con Israele, compresa la guerra dei sei giorni del 1967, che si concluse con la perdita della Cisgiordania da parte della Giordania. Dopo il 1967 si è sempre più impegnato negli sforzi per risolvere il problema palestinese. Ha agito come un intermediario conciliante tra i vari rivali vicino-orientali.
Il suo regno fu controverso e la politica del re Ḥusayn è stata definita "opportunistica" da alcuni storici che rilevavano come la Giordania fosse rimasta uno dei "santuari" e dei protettorati di fatto dell'Occidente nel Vicino Oriente e si fosse fatta promotrice dei drammatici avvenimenti del Settembre nero (1970), allorché il re aveva ordinato la violenta espulsione dei combattenti palestinesi (fedayyin) dell'OLP dal paese.[1] A seguito di ciò il re rinunciò ai legami della Giordania con la Cisgiordania nel 1988, dopo che l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina fu riconosciuta a livello internazionale come unica rappresentante dei palestinesi. Ha revocato la legge marziale e ha reintrodotto le elezioni nel 1989 quando si verificarono rivolte nel sud della Giordania per l'aumento dei prezzi. Nel 1994 divenne il secondo capo di Stato arabo a firmare un trattato di pace con Israele.
È stato apprezzato per aver graziato dissidenti e oppositori politici e aver persino assegnato loro incarichi di alto livello nel governo. Ḥusayn, sopravvissuto a decine di tentativi di omicidio e complotti per rovesciarlo, era il leader più longevo della regione. Durante tutto il suo regno nominò ed incaricò non meno di 45 governi.
Il re morì, all'età di 63 anni, di cancro il 7 febbraio 1999. Il suo funerale fu il più grande raduno di leader mondiali dal 1995. Gli succedette il figlio primogenito, ʿAbd Allāh II.