Il diritto dei popoli

Il diritto dei popoli
Titolo originaleThe Law of Peoples
AutoreJohn Rawls
1ª ed. originale1993
Generesaggio
Sottogenerefilosofico
Lingua originaleinglese

Il diritto dei popoli (The law of peoples) è un'opera del filosofo statunitense John Rawls sulle relazioni internazionali.

Inizialmente pubblicato nel 1993 come un breve articolo[1], nel 1999 fu ampliato ed unito con il saggio The Idea of Public Reason Revisited[2] per formare un unico libro. In esso, egli tenta di mostrare «come il contenuto di un Diritto dei Popoli possa essere sviluppato a partire da un'idea liberale di giustizia, simile (ma più generale) a quella che io chiamo "giustizia come equità"»[3].

Con "popoli", Rawls intende «gli attori della Società dei Popoli, così come i cittadini sono gli attori della società nazionale»[4]. I popoli hanno in comune tre caratteristiche: un comune sistema di governo; ciò che John Stuart Mill chiamava "affinità comuni"[5]; e infine una natura morale. Nonostante si supponga che il Diritto dei Popoli faccia parte della politica estera liberale, Rawls allarga la sua trattazione anche a popoli non liberali: anche i "popoli accettabilmente gerarchici" possono prendere parte al Diritto dei Popoli, mentre ciò non può valere per gli Stati oppressi, fuori dalla legge o caratterizzati da un assolutismo benevolo. L'inclusione dei "popoli accettabilmente gerarchici" è richiesta dal concetto di tolleranza, che l'autore considera parte integrante del liberalismo. In parte, quest'opera cerca anche di mostrare come ci si può ragionevolmente attendere che si estenda la tolleranza internazionale da parte delle società liberali.

Con la locuzione "diritto dei popoli", Rawls vuole invece indicare «una particolare concezione politica del diritto e della giustizia che si applica ai princìpi e alle norme del diritto e della prassi internazionali»[3]. Una concezione a cui si giunge attraverso un'ipotetica "posizione originaria", per cui i rappresentanti di ciascun popolo si riuniscono con lo scopo di determinare i princìpi che regoleranno la loro associazione: i princìpi così prodotti costituiscono il contenuto del Diritto dei Popoli.

Essi sono otto, come sintetizzati da Malcolm Hayward[6]:

  1. i popoli (come organizzati dai loro governi) sono liberi e indipendenti, e la loro libertà e indipendenza deve essere rispettata dagli altri popoli;
  2. i popoli sono uguali e parte contraente dei loro accordi;
  3. i popoli hanno il diritto di auto-difesa ma non il diritto di muovere guerra;
  4. i popoli sono tenuti ad osservare il dovere di non-intervento;
  5. i popoli sono tenuti ad osservare i trattati e i compromessi;
  6. i popoli sono tenuti ad osservare specifiche restrizioni sulla condotta in guerra (presupponendo che si tratti di auto-difesa);
  7. i popoli sono tenuti a rispettare i diritti umani;
  8. I popoli hanno il dovere di assistere gli altri popoli che vivono in condizioni sfavorevoli, che impediscono loro di avere un regime politico e sociale giusto o accettabile.
  1. ^ In «Critical Inquiry», 20 (1993).
  2. ^ In «University of Chicago Law Review», vol. LXIV, 3 (1997).
  3. ^ a b J. Rawls, The law of peoples, Cambridge (Mass.), 2001, p. 3.
  4. ^ Ibid., p. 23.
  5. ^ J.S. Mill, Considerations on representative government, Amherst, 1862, XVI
  6. ^ Malcolm Hayward, Rethinking Post-colonial Theory in a Global Context: John Rawls's The Law of Peoples, n.d. Archiviato il 12 febbraio 2005 in Internet Archive.

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