Illuminazioni

Illuminazioni
Titolo originaleIlluminations
Arthur Rimbaud fotografato nel 1871
AutoreArthur Rimbaud
1ª ed. originale1886
Generepoesia
Lingua originalefrancese
(FR)

«J'ai tendu des cordes de clocher à clocher; des guirlandes de fenêtre à fenêtre; des chaines d'or d'étoile à étoile, et je danse.»

(IT)

«Ho teso corde da campanile a campanile; ghirlande da finestra a finestra; catene d'oro da stella a stella, e danzo.»

Illuminazioni (nell'originale francese, Illuminations) è una raccolta di poemi in prosa di Arthur Rimbaud.

Il titolo, che lascia intendere il significato di visioni del veggente (illuminato), trasfigurazioni del mondo, probabilmente è inglese, considerato il sottotitolo Miniature colorate, letteralmente 'coloured plates', incisioni colorate nel senso di illustrazioni a colori.

Pubblicate dal 13 maggio al 14 giugno 1886 sulla rivista La Vogue, poi in volume con prefazione di Verlaine, furono composte forse dalla fine del 1872 al 1874.

L'arte delle Illuminazioni è volutamente spoglia, ingenua e quasi infantile, come disse Verlaine, ed è anche linguaggio cifrato e sibillino, in cui la coscienza e l'irrazionale si sovrappongono. Le considerazioni di Michael Riffaterre[1] circa alcuni testi visionari di Victor Hugo descrivono efficacemente l'enigmaticità onirica della creazione rimbaldiana: «Il problema non è mai risolto; il mistero non è mai chiarito. Nella forma, ciò ha come conseguenza il fatto che il poema non può mai essere limitato ad un'interpretazione unica e che esso conserva indefinitamente il suo potere efficace di catalizzatore dell'immaginazione, il prestigio dell'occulto.»

L'opera ha esercitato una grande influenza su tutta la poesia successiva e colloca il suo autore tra i precursori immediati del surrealismo.

«Io dico che bisogna essere veggente, farsi veggente (voyant). Il poeta si fa veggente mediante una lunga, immensa e ragionata sregolatezza di tutti i sensi (dérèglement de tous les sens). Tutte le forme d'amore, di sofferenza, di pazzia: cerca egli stesso, esaurisce in sé tutti i veleni, per non conservarne che la quintessenza. Ineffabile tortura nella quale ha bisogno di tutta la fede, di tutta la forza sovrumana, nella quale diventa fra tutti il grande infermo, il grande criminale, il grande maledetto - e il sommo Sapiente - Egli giunge infatti all'Ignoto (l'inconnu)! Poiché ha coltivato la sua anima, già ricca, più di qualsiasi altro! Egli giunge all'ignoto, e quand'anche, sbigottito, finisse col perdere l'intelligenza delle proprie visioni, le avrebbe pur viste!»

  1. ^ M. Riffaterre:critico letterario autore del famoso libro 'Semiotica della letteratura', 1978

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