Impero bizantino Βασιλεία Ῥωμαίων | |
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L'Impero Bizantino nell'864, dopo la cristianizzazione della Bulgaria. | |
Dati amministrativi | |
Lingue ufficiali | Greco e latino (solo cerimoniale) |
Lingue parlate | Greco |
Capitale | Costantinopoli |
Politica | |
Nascita | 25 dicembre 820 |
Causa | Michele II diventa imperatore |
Fine | 24 settembre 867 |
Causa | Morte di Michele III |
Territorio e popolazione | |
Bacino geografico | Balcani, Anatolia, Italia |
Religione e società | |
Religione di Stato | Cristianesimo calcedoniano secondo la dottrina iconoclasta (fino all'843) |
Evoluzione storica | |
Preceduto da | Impero bizantino durante la dinastia niceforiana |
Succeduto da | Impero bizantino durante la dinastia macedone |
L'impero bizantino fu governato dalla dinastia Amoriana o Frigia (così chiamata dalla regione di provenienza di Michele II) dall'820 all'867, in seguito all'assassinio di Leone V. La dinastia Amoriana continuò la politica dell'iconoclastia (chiamata "Seconda Iconoclastia") iniziata dal precedente imperatore non dinastico Leone nell'813, fino alla sua definitiva abolizione da parte dell'imperatrice Teodora con l'aiuto del patriarca Metodio I nell'842.[1] La continua iconoclastia peggiorò ulteriormente i rapporti tra Oriente e Occidente, già pessimi in seguito alle incoronazioni papali della linea rivale degli "Imperatori romani", a partire da Carlo Magno nell'800. I rapporti peggiorarono ulteriormente durante il cosiddetto scisma foziano, quando papa Niccolò I si oppose all'elevazione di Fozio al patriarcato. Tuttavia, l'epoca vide anche una rinascita dell'attività intellettuale, segnata dalla fine dell'iconoclastia sotto Michele III, la quale contribuì al successivo Rinascimento macedone.
Durante la Seconda Iconoclastia, l'Impero iniziò a vedere l'istituzione di sistemi simili al feudalesimo, con i grandi proprietari terrieri locali che diventavano sempre più importanti, ricevendo terre in cambio del servizio militare al governo centrale.[2] Sistemi simili erano stati in vigore nell'Impero Romano, fin dal regno di Alessandro Severo durante il III secolo, quando ai soldati romani e ai loro eredi furono concesse terre a condizione di servire l'imperatore.[3]